Gianluca di Marzio è stato lo storico telecronista del Napoli che “rinasceva”, in serie C. Il 23 gennaio 2005, ci fu un doppio esordio: Edy Reja sulla panchina azzurra, lui ai microfoni di Sky Sport. Dice a Il Mattino:
Tutto iniziò con quella partita. «E in quella stagione le feci tutte, fino alla finale dei playoff persa contro Avellino. Ma quella partita la commentarono Caressa con Altafini mentre io ero a bordocampo con Massimo Ugolini».
Era diventato tifoso? «Sanno tutti che sono nato a Napoli e sono figlio del primo allenatore napoletano del club azzurro, e per questo ero in difficoltà per ogni esultanza ai gol. È stata dura far capire che devo fare una telecronaca imparziale. Pensavano dovessi fare il tifoso. Addirittura se il Napoli perdeva mi dicevano che portavo male».
Ma torniamo agli aneddoti: la telecronaca più difficile? «Quelle nei campi meno abituati ai big match come a Massa Carrara quando ho dovuto fare la telecronaca dai gradoni della tribuna con tutti i tifosi attorno».
E poi? «A Gela lo stadio era in mezzo ai palazzi ancora in costruzione: sembrava di fare la telecronaca da un cantiere».
E i gol? «Il più emozionante quello di Trotta a Frosinone, mentre ricordo con grande piacere l’ultimo della maglia numero 10, quello del Pampa Sosa con un pallonetto. Un segno del destino: lui indossava sempre la 9».
Aveva uno stile tutto suo. «Non ho mai avuto slogan, ma mi piaceva essere poetico. Ricordo il primo gol del Pocho quando dissi “un fulmine entra nel cuore di Napoli”. Oppure con Calaiò: “Estrae la freccia e la lancia nel cuore di Napoli”.
Compie 20 anni anche Calciomercato l’Originale: le trattative che ricorda legate al Napoli? «Sono stato il primo ad annunciare l’arrivo del Pocho. Mentre ricordo anche la trattativa che non si concretizzò per l’arrivo di Astori: per tanti giorni si era parlato di lui e non si fece per i diritti di immagine. Ogni volta che ricade l’anniversario della sua morte ci ripenso».