Il presidente De Laurentiis e l’ex tecnico del Napoli Luciano Spalletti di nuovo vicini, di albergo stavolta. I due non erano insieme dalla famosa sera del 13 maggio a cena, quando si è definito il futuro dell’allenatore toscano a Napoli, come scrive oggi il Corriere dello Sport. “A pensarci bene, non sono mai stati così vicini, non recentemente, e dev’essere stata una congiunzione astrale o una semplicissima coincidenza che ha sistemato Aurelio De Laurentiis e Luciano Spalletti l’uno a due passi dall’altro. Stessa spiaggia, stesso mare, più precisamente stesso albergo, dopo essere stati pure e di nuovo nello stesso stadio, che poi apparteneva ad entrambi, per la prima serata dei Coldplay a Napoli: ma a Ischia, dove presidente e allenatore se ne stanno per godersi un pizzico d’estate, fa assai più scena, persino più chic, è una situazione inaspettata, insospettabile, che in altri momenti avrebbe scatenato il gossip. L’ultima volta che Aurelio De Laurentiis e Luciano Spalletti hanno condiviso uno spazio tutto per loro (e con al tavolo anche Chiavelli e Sinicropi), è stata la sera del 13 maggio, centro di Napoli, ristorante non riservatissimo, anzi, la cena della resa dei conti, diciamo così, il faccia a faccia decisivo e riassunto in poche battute, quelle necessarie all’allenatore per prendersi il proprio anno sabbatico, rinunciare a tre milioni di euro e al contratto già rinnovato con la «famosa» P ec e dirottare se stesso e i propri pensieri nella fattoria di Montaione, il bunker tutto per sé in cui ritrovarsi dopo un biennio emozionante ma stressante. Poi, solo apparizioni ufficiali, nelle pubbliche sedi, con il congedo ufficiale del 4 giugno, la notte della festa, quella dell’abbraccio collettivo con una città che gli è rimasta dentro ed è stata rappresentata con sentimento: «Vado via per troppo amore. Vi voglio bene assaje. Grazie, guagliù». Il primo, inaspettato colpo di scena, mercoledì al Maradona , con Adl e Spalletti distanti ma mica poi tanto, per lo show dei Coldplay. Ma ritrovarsi al «Regina Isabella», pur nella sua maestosità, è un segno del destino: Fellini ci avrebbe fatto un film o almeno un cammeo di Amarcord 3.0″.