Aurelio fa all in: «Gettate le basi per un rinnovo biennale di Victor e punto alla finale di Champions»

Si legge sul Corriere dello sport:

OSI E OSA

 

Sul contratto di Osimhen, già pronto nei cassetti di Castel Volturno, in quegli uffici che diventeranno, insieme alla sua casa di Roma, il centro di gravità permanente di un presidente che ha scelto di non andare negli States, perché qui ci sono tante cose da fare e Cristiano Giuntoli – il ds – potrebbe essere liberato, lasciando anche esigenze di mercato da assecondare: «Osimhen deve rimanere, poi se arrivasse un’offerta irrinunciabile per la salute del Napoli, tanto cara, vedremo e valuteremo. Con Victor abbiamo già parlato, mi sembrava una giusta priorità, e siamo in linea di massima d’accordo per un prolungamento biennale. Poi per quanto riguarda gli altri calciatori, dobbiamo vedere e studiare con Rudi». In dieci giorni, ne hanno avuto di cose da dirsi, di universi da scoprire assieme, di idee da sistemare una di fronte all’altra per cercare soluzioni che appartengano ad entrambi: «Con Garcia ho costruito un rapporto, c’è una fiducia immensa, sembrava che ci fossimo conosciuti da sempre». Ma ci sono già bozze di quest’estate, tracce di un’organizzazione che terrà fede ai concetti di sempre: «Abbiamo rifiutato di fare il Gamper con il Barcellona, abbiamo rifiutato di affrontare lo United e stiamo rifiutando molte proposte per rimanere a Castel di Sangro. Stiamo interpellando squadre internazionali da far venire in Abruzzo per evitare di dover partire e poi rientrare perdendo tre giorni». È il Napoli che vuol restare se stesso, evitando di lasciarsi ingolosire dalle mode estreme del calcio moderno: sarà in Trentino, poi scenderà a Castel di Sangro, inseguirà la gloria – ancora, ovviamente – evitando di perdersi in rovinosi tour in giro per l’Europa, perché il suo mondo dovrà essere un altro, si chiama Champions League o si richiamerà scudetto, qualcosa che valga la pena di essere vissuto. E però, in quel clima d’allegria che accompagna i giorni dell’investitura e che s’afferra in una Reggia d’accecante bellezza, stride una frase che rimane lì, pare un rivolo di risentimento o di ruggine nei confronti di Spalletti, l’uomo che ha portato (il) Napoli tra le stelle: «Devo ringraziare Spalletti per l’anno sabbatico. Dopo aver vinto un campionato, la sazietà ti può giocare un brutto scherzo. E io ho preso un allenatore che magari trasforma il violino in uno Stradivari». Eppure è stato bello.

 

 

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