Dici Garcia, dici Spalletti e inevitabilmente salta fuori il nome di Walter Sabatini, associando l’avvicendamento dei due allenatori sulla panchina della Roma di cui fu protagonista ormai quasi dieci anni fa. La storia si ripete oggi a Napoli, ma a parti invertite. E sebbene stavolta l’esperto dirigente abbia fatto soltanto da spettatore (ovviamente interessato perché stima moltissimo entrambi i tecnici) non ha potuto esimersi dal commentare la scelta fatta dal presidente Aurelio De Laurentiis di affidare la panchina dei campioni d’Italia all’allenatore francese (reduce dall’avventura in Arabia), dopo l’addio di Spalletti che ha preferito lasciare da vincitore. Il direttore sportivo è stato il mentore di Garcia, lo ha voluto fortemente alla Roma nel 2013, gli ha dedicato quasi un intero capitolo del suo recente libro autobiografico («Il mio calcio furioso e solitario») ed è sicuro che a Napoli saprà farsi valere. Ma del resto Sabatini stravede per l’allenatore francese. A tal punto che neppure un anno fa quando era direttore sportivo della Salernitana, alla vigilia del derby con il Napoli al Maradona, svelò in un’intervista esclusiva sul Mattino di avere un debito di riconoscenza con Garcia per «l’impresa che aveva fatto a Roma al primo anno della sua esperienza sulla panchina giallorossa». Inutile dire che fu proprio Sabatini a portarlo in Italia.
Sabatini si aspettava Garcia al Napoli?
«Sono felice per lui. Si merita una piazza importante come Napoli».
Raccoglie il testimone da Spalletti e dovrà difendere il titolo di campione d’Italia.
«Garcia ha cultura ed ironia sufficienti per orientarsi anche nelle situazioni più complesse».
Un esempio?
«A Roma ha ereditato le rovine di una squadra che aveva perso la finale di coppa Italia con la Lazio ed ha fatto subito un record ancora imbattuto di dieci vittorie consecutive»
Che tipo di allenatore è Garcia?
«Sa cosa significa allenare e poi è anche un grande comunicatore. Basti pensare che dopo la prima conferenza stampa in giallorosso, in cui ovviamente ci fu bisogno di un traduttore, non ne fece più uso. La seconda volta che si è presentato davanti a microfoni e taccuini infatti ha risposto in italiano».
Perché scelse Garcia?
«Ero rimasto incantato dal gioco del Lille che aveva vinto il campionato e la coppa di Francia. L’allenatore di quella squadra che giocava un calcio spettacolare era Rudi Garcia. Non devo aggiungere altro».
Anche il Napoli ha dato spettacolo in Italia e in Champions League. A suo avviso la rosa azzurra è adatta al gioco del nuovo allenatore dei campioni d’Italia?
«Sì. Senza se e senza ma».
Il fatto che il tecnico sia reduce dal campionato arabo può essere un rischio?
«Nella maniera più assoluta, no. Un rischio del genere possono correrlo i giocatori che potrebbero avvertire il gap da un certo tipo di campionati, non certo un allenatore. Men che meno Garcia che ha spesso ha dimostrato di essere anche un uomo coraggioso».
In che senso?
«Le racconto un episodio che traccia l’identikit dell’uomo e dell’allenatore. Una volta ha dato dei laziali in perfetto italiano ad alcuni tifosi giallorossi che insultavano i calciatori della Roma durante il ritiro precampionato per via della dolorosissima sconfitta in finale di Coppa Italia contro i biancocelesti della stagione precedente».
Come immagina il rapporto tra il presidente De Laurentiis e Rudi Garcia?
«Credo proprio che Garcia possa formare un binomio fortunato con il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis».
E con i giocatori?
«Altrettanto. Sa riconoscere le qualità dei suoi uomini prima ancora che dei suoi calciatori. Sono convinto che accompagnerà la squadra per le qualità che ha. Insomma farà risultati».
Fonte: Il Mattino