Chi aspetta cosa sa che ormai la clessidra è agli ultimissimi granelli di sabbia: è un tempo scaduto, manca un battito di ciglia, e che sia un giorno o ne restino altri dodici, come da «promessa», è semplicemente un dettaglio. Ma il contratto è pronto, va aggiunto il nome – dunque è un attimo – poi comincerà un altro ciclo, sarà biennale o anche no, e servirà per affrontare il futuro, uscire da questi nuvoloni grigi nelle quali c’è nascosto uno scudetto. I campioni dell’Italia sono loro, vagano ancora nella penombra, aspettano di conoscere la propria guida spirituale, da scovare in quel terzetto che ormai è diventato il tridente di Adl: ci stanno un portoghese, un francese di Marsiglia e un suo connazionale di Nemours, poi solo congetture o eventualmente diaboliche invenzioni. Il calcio che verrà, laddove Spalletti l’ha stampato gioiosamente nella testa di una città che gli apparterrà eternamente, finirà per ripartire da quell’idea divenuta il tratto identitario, è una filosofia che rispecchia l’anima di un club che dopo aver vagato tra quaranta (?) uomini, deve decidersi tra Galtier, Garcia o Paulo Sousa (in rigoroso ordine alfabetico).
LIGUE 1. Vincere aiuta a rivincere e per difendere un titolo che Spalletti ha ufficialmente conquistato con cinque settimane di anticipo, che ufficiosamente aveva strappato ai sogni della concorrenza assai prima (febbraio? marzo?) Adl ha dato un’occhiata ai curriculum vitae ed ha sorriso dinnanzi alle recenti soddisfazioni che Christope Galtier si è regalato, aggiungendo alla Ligue 1 con il Lill a (e con Osimhen) un altro titolo, meno faticoso ma egualmente appagante, con il Psg (di Messi, Mbappé e Neymar, ma non solo). Le chiacchierate che due anni fa lasciarono sensazioni positive sono state rielaborate, i confronti attuali hanno confermato l’affinità emersa quel tempo, però ora Galtier deve liberarsi dal Psg, del quale è allenatore o anche no, quindi ha bisogno di discutere del contratto da sciogliere e del riconoscimento economico da ricevere: certe storie non si chiudono così, dalla sera alla sera, pure perché sugli Champs-Élysées non è ancora arrivato il suo erede, e quindi conviene portar pazienza a tutti.
LIGUE 1. Su Rudi Garcia non c’era molto da aggiungere a ciò ch’era già noto però Adl ha provveduto ad integrare le proprie conoscenze, ha messo assieme altre nozioni, si è reso conto che chi è in condizioni di resistere alle pressioni di Roma può affrontare pure quelle di Napoli, ha apprezzato la scorza di un allenatore con quella faccia da attore e poi si è congedato con una stretta di mano: però Rudi Garcia rimane, leggermente defilato e neanche troppo, tanto le percentuali sono più o meno alla pari. Non avere legami è una condizione vantaggiosa ma, in assenza di fumate azzurre, pure un segnale esattamente contrario.
PS. Che non sta per post scriptum ma per Paulo Sousa, convocato in sede a Roma venerdì scorso, «studiato» a lungo, da mattina a pomeriggio inoltrato, inserito di diritto nella mailing list, nonostante non sia uomo ossessionato dal tridente (lui come Galtier e come Garcia), nonostante sia «sposato» con la Salernitana, dalla quale però si è preso una legale pausa di riflessione rappresentata dalla finestra di dieci giorni da sfruttare eventualmente per stracciare il contratto, nonostante abbia pure una clausola (un milione che diventa un milione otto), causa di allergia per Adl, che ha pubblicamente confessato di non voler riconoscere. Ma se ne dicono tante che non sempre coincidono poi con le proprie azioni o con la verità più vera…
Fonte: CdS