Sul bandierone apparso in un angolo dello stadio era stampata l’immagine di un rito di Maradona: il suo bacio sulla fronte del massaggiatore prima della partita. «L’ho visto, che emozione». Salvatore Carmando compie 80 anni il 29 ottobre. Diego era nato il 30 (17 anni dopo) e su questo avevano cominciato a scherzare nel primo ritiro a Castel del Piano. Diventarono inseparabili, una vera amicizia interrotta da quella notizia arrivata il 25 novembre di tre anni fa. Salvatore si chiuse in una stanza della casa di Salerno e rimase là, al buio, per ore dopo la morte di Maradona. «Ci aveva reso felici e io prego sempre per lui. I napoletani hanno confermato tutto il loro amore in questi mesi».
«Fortissima la sua presenza: le bandiere, i cori, gli omaggi al murale… Mi ha fatto piacere che anche Claudia, sua moglie, si trovasse allo stadio domenica scorsa per la festa dello scudetto. Meritano rispetto lei, le figlie Dalma e Gianinna e Diego junior».
Lei ne ha visti strani personaggi intorno a Maradona.
«Il migliore manager fu Cyterszpiler, il primo, quello che lo portò a Napoli. Jorge sì che gli voleva bene».
«Il migliore manager fu Cyterszpiler, il primo, quello che lo portò a Napoli. Jorge sì che gli voleva bene».
Un Mondiale con la nazionale italiana e due con quella argentina.
«A Diego non avrei mai potuto dire di no, né nel 1986, quando l’Argentina trionfò a Città del Messico, né nel 1994, quando mi volle negli Stati Uniti. La Coppa finì prima per lui, peccato».
«A Diego non avrei mai potuto dire di no, né nel 1986, quando l’Argentina trionfò a Città del Messico, né nel 1994, quando mi volle negli Stati Uniti. La Coppa finì prima per lui, peccato».
La seconda squalifica per doping, tanta droga e tanti errori. Fu una morte annunciata quella di Maradona nel 2020?
«Se fosse tornato a vivere a Napoli sarebbe ancora tra noi. Ne sono certo. I medici si sarebbero presi davvero cura di lui e lo avrebbero salvato. Avrebbe avuto anche il sostegno di amici veri come Bruscolotti. Davanti a me, un giorno, Peppe gli consegnò la fascia di capitano: È tua, adesso facci vincere lo scudetto. Quelle parole le ricordo ancora adesso».
«Se fosse tornato a vivere a Napoli sarebbe ancora tra noi. Ne sono certo. I medici si sarebbero presi davvero cura di lui e lo avrebbero salvato. Avrebbe avuto anche il sostegno di amici veri come Bruscolotti. Davanti a me, un giorno, Peppe gli consegnò la fascia di capitano: È tua, adesso facci vincere lo scudetto. Quelle parole le ricordo ancora adesso».
Metà della sua vita l’ha trascorsa nel Napoli.
«Trentacinque anni, dal 1974 al 2009. Avevo vissuto le stagioni di Diego ed ero poi ripartito dalla serie C con il presidente De Laurentiis, da quel ritiro a Paestum nel 2004. Andai io ad acquistare in un negozio del paese le maglie per i primi allenamenti e il primo pallone lo tirò fuori dalla sua auto Montesanto. Era un mediano, ricordate?».
«Trentacinque anni, dal 1974 al 2009. Avevo vissuto le stagioni di Diego ed ero poi ripartito dalla serie C con il presidente De Laurentiis, da quel ritiro a Paestum nel 2004. Andai io ad acquistare in un negozio del paese le maglie per i primi allenamenti e il primo pallone lo tirò fuori dalla sua auto Montesanto. Era un mediano, ricordate?».
«Uno? E allora la festa per il secondo scudetto sulla nave nel Golfo di Napoli. Massimo Troisi disse a Ferlaino: Preside’, da oggi Carmando non sarà più il massaggiatore della sua squadra perché viene a fare l’attore nei miei film. Si era molto divertito con le mie battute».
Perché finì col Napoli?
«Mi avevano fatto preparare il materiale in vista della partenza per il ritiro precampionato in Austria. Ma arrivò una telefonata: Non fai più parte del Napoli. Rispettai la decisione. E continuo ad avere grande stima del presidente De Laurentiis, come di suo figlio Edoardo e del dottor Canonico, l’attuale responsabile dell’area medica: è fondamentale per i successi di una squadra il lavoro dello staff sanitario».
«Mi avevano fatto preparare il materiale in vista della partenza per il ritiro precampionato in Austria. Ma arrivò una telefonata: Non fai più parte del Napoli. Rispettai la decisione. E continuo ad avere grande stima del presidente De Laurentiis, come di suo figlio Edoardo e del dottor Canonico, l’attuale responsabile dell’area medica: è fondamentale per i successi di una squadra il lavoro dello staff sanitario».
Trentatré anni dal secondo scudetto e diciannove da quel ritiro senza maglie e palloni.
«Spalletti è stato bravissimo a impostare questa stagione. Ha fatto in modo che il Napoli potesse andare al massimo fino alla sosta per il Mondiale. E, una volta finita la Coppa, la squadra è ripartita sparata. Mi sarebbe piaciuto lavorare con Luciano».
«Spalletti è stato bravissimo a impostare questa stagione. Ha fatto in modo che il Napoli potesse andare al massimo fino alla sosta per il Mondiale. E, una volta finita la Coppa, la squadra è ripartita sparata. Mi sarebbe piaciuto lavorare con Luciano».
E ai tifosi sarebbe piaciuto vederlo ancora sulla panchina dei campioni d’Italia.
«La sua decisione ha amareggiato tutti però le ragioni le conoscono soltanto in due: Spalletti e De Laurentiis».
«La sua decisione ha amareggiato tutti però le ragioni le conoscono soltanto in due: Spalletti e De Laurentiis».
Chi partì dalla serie C come lei, sente un po’ suo il terzo scudetto?
«Noi abbiamo lavorato con passione per questa grande società anche in serie C. È uno scudetto che appartiene ai tifosi: più di tutti lo hanno meritato».
«Noi abbiamo lavorato con passione per questa grande società anche in serie C. È uno scudetto che appartiene ai tifosi: più di tutti lo hanno meritato».
Sugli spalti c’era la sua immagine su un bandierone: e Carmando quando torna allo Stadio Maradona?
«Ho la tessera federale dopo tanti anni di lavoro in questo mondo. Torno presto, certo: come potrei rinunciare all’emozione di rivedere lo scudetto sulle maglie azzurre?».
«Ho la tessera federale dopo tanti anni di lavoro in questo mondo. Torno presto, certo: come potrei rinunciare all’emozione di rivedere lo scudetto sulle maglie azzurre?».
Il Mattino