Anche “Il Maradona” è in vendita tra i beni del Comune di Napoli

Un hub del verde in carico ad Asìa con il sostegno dei privati per la cura in particolare dei parchi; quindi le strutture sportive, sono poche e anche qui per sopperire alla mancanza serve un patto con chi le possiede per dare modo specialmente nelle periferie ai giovani di fare sport. E ancora: una società nuova di zecca alla quale conferire l’intero patrimonio immobiliare detratti i 600 cespiti con i quali il Comune è entrato dentro la società pubblica Invimit. La neo partecipata nascerà contestualmente al bilancio di previsione 2023-2025 che sarà varato entro un mese. Lo strumento con il quale conferire quei cespiti che ora sono inalienabili come lo stadio Maradona. E alla vigilia della discussione per il rinnovo della convenzione con patron Aurelio De Laurentiis, potrebbe essere la chiave per valutare un nuovo patto che contempli altre opzioni per il Maradona che, parola del sindaco Gaetano Manfredi, «necessita di un ampia e profonda ristrutturazione». Del resto la mission della nuova partecipata è ben chiarita: «La società per il patrimonio – si legge nel Dup – si occuperà dell’attuazione di piani di dismissione degli immobili». Tutti gli immobili, dalla cessione delle case Erp agli inquilini con mutui agevolati a tutto il resto del patrimonio. Incluso quindi il Maradona. Del quale De Laurentiis si è di nuovo innamorato. Potrebbe fare un’offerta per l’acquisto o chissà il Comune potrebbe offrirgli l’affidamento dell’impianto per molti anni. Inoltre tra patron e sindaco – ieri c’è stata una telefonata per l’organizzazione delle festa scudetto per l’ultima partita di campionato – il feeling regge. La nuova società che avrà il patrimonio si innesta in una cornice dove c’è la Variante orientale al Prg con la quale cambieranno destinazione d’uso immobili e terreni. In questo pacchetto, per esempio, Gennaro Demetrio Paipais del gruppo Manfredi sindaco ha proposto e si è visto approvare all’unanimità un ordine del giorno invita l’amministrazione a promuovere l’installazione di un museo all’aperto al Centro direzionale. Tutto questo è molto di più sta nel Dup, che le opposizioni di centrodestra, Forza Italia in testa, hanno definito «il libro dei sogni». Ma quelle 1400 pagine sono per la giunta Manfredi e la maggioranza che lo sostiene in Consiglio comunale «un documento strategico e di indirizzo da concretizzare». A illustrare il documento ci ha pensato l’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta che fa professione di pragmatismo e lancia la sfida: «Le poche risorse disponibili non costituiscono per noi un alibi per rinunciare o ridurre il nostro impegno. Aumenteremo gli sforzi per migliorare la città contando sulla piena collaborazione del Consiglio comunale e delle strutture e ci riusciremo». Il Comune con il “Patto per Napoli” e i sacrifici dei napoletani – l’aumento dell’Irpef e della Tari per fare due esempi – sta risalendo la china del mostruoso debito da 5 miliardi, siamo ancora però molto lontani dalla traguardo finale. In una anno e mezzo è stato ridotto di 200 milioni nella parte del disavanzo, per la parte finanziaria del debito il cammino è ancora tutto da costruire
LE PARTECIPATE
La super holding per mettere tutte le partecipate dentro un solo contenitore operativo prende sempre più forma c’è da sciogliere un nodo: valorizzare la Napoli Holding che già esiste conferendole le azioni di tutte le altre partecipate, oppure costituirne una nuova di zecca. In un contesto in cui Asìa diventerà l’hub del verde e nasce la nuova società del patrimonio, si è di fronte dunque al ridimensionamento della NapoliServizi perché questi due asset, verde e patrimonio, oggi sono in capo a quella società. Certo è che le partecipate sono l’oggetto di una disputa politica all’interno della maggioranza. Se il Pd ha dato il via libera al nuovo assetto con il capogruppo Gennaro Acampora «ma la nuova organizzazione deve produrre migliori servizi per la città». Napoli Solidale, la sinistra sinistra, con Sergio D’Angelo ha presentato emendamenti con i quali sulle partecipate si «riserva di fare verifiche». E scaramucce la sinistra ne ha avute con il gruppo che fa capo al sindaco per un emendamento, primo firmatario Walter Savarese, dove si chiedeva «che i Consigli di Municipalità ratifichino le indicazioni contenute nel Peg approvato dalla Giunta». Corretto in corso d’opera da Baretta – il Piano economico di gestione questo è il Peg – non può essere modificato da un organo politico. L’emendamento alla fine è stato votato da tutta la maggioranza. La spia, tuttavia, di qualcosa da registrare nei rapporti interni. Manfredi guarda avanti e ammonisce: «La strada è una sola, quella del risanamento finanziario».

A cura di  Luigi Roano (Il Mattino)

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