De Laurentiis racconta l’amore per Napoli, e di come ha convinto Spalletti a vestire l’azzurro

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha parlato in un’intervista al direttore di Repubblica Maurizio Molinari, e tra le altre cose si è soffermato a parlare di come ha convinto Spalletti a guidare la sua squadra.

Nessuno pensava che avrebbe potuto vincere lo scudetto. Cosa la rendeva così sicuro di farcela?

“Con Ancelotti e Gattuso erano accadute delle cose che non mi avevano convinto, quindi mi sono finalmente liberato di tutti quei giocatori che io trovavo un po’ demotivati e non potevano portarmi dove volevo. Sentivo bisogno di aria nuova. E avevamo già individuato da tre anni Kvaratskhelia in Georgia, ma era il periodo Covid, avevamo perso 258 milioni, ci chiedevano molti soldi. Poi lui ha cambiato agente e Giuntoli è stato molto bravo a portarlo a casa per 11 milioni. Osimhen ha avuto la possibilità di recuperare fisicamente: molte volte l’abbiamo avuto a mezzo servizio. Quanto a Spalletti, lo seguo da quando era in Russia, tante volte l’ho chiamato per portarlo a Napoli. Un bel giorno sono andato a trovarlo a Milano al bosco verticale, lui è venuto molto timorosamente nel garage per non farsi vedere, con un cappuccio in testa, e mi ha trascinato nel suo appartamento. Gli ho detto: “Non so se andrò avanti con Gattuso, tu tieniti pronto”. Rispose: “Presidente, a giugno vengo ma adesso non me la sento”. Insistetti: “No, se io dovessi avere dei problemi e decidessi di esonerare subito Gattuso, tu mi devi promettere che ti rendi disponibile”. Mi diede la mano, poi non c’è stato bisogno di cambiare in corsa, abbiamo aspettato la fine della stagione. È arrivato in un clima abbastanza eversivo, perché nel frattempo a febbraio avevo mandato a monte i miei accordi con lo sponsor tecnico per diventare io sponsor di me stesso. Avevo chiamato Giorgio Armani, un amico, che mi ha messo a disposizione il marchio EA7, e ho chiesto a mia figlia Valentina, che aveva sempre avuto voglia di cimentarsi nella moda, di darmi una mano. C’erano problemi con i trasporti e le spedizioni per il Covid, eravamo in ritiro, Spalletti era preoccupato: “Presidente, ma non è che alla prima partita andremo in campo con le maglie vecchie?”. E adesso invece questa parte nuova del Calcio Napoli sta avendo un successo senza precedenti, fatturiamo tre volte più di quando avevamo lo sponsor tecnico. Io nel calcio lavoro per i tifosi, come nel cinema per gli spettatori”.

È vero che pensa di trasferirsi a Napoli?

“Da quando sono nato vado a Capri. Vedevo Napoli attraverso gli occhi dei miei parenti: mio padre, mio zio, le sorelle di mio padre, tutte torresi, mio nonno, che veniva dall’Irpinia. Avevo un’immagine magica della città. Quando l’ho vissuta più da vicino, l’ho trovata estremamente diversa dai miei sogni. Ma siccome sono un sognatore, mi sono detto: Aurelio, vai per la tua strada, non ascoltare nessuno. Le difficoltà mi stimolano, mi rendono più operativo: se una cosa è facile, non c’è nemmeno gusto. Adesso ho trovato un questore straordinario, un sindaco fantastico, un prefetto formidabile: andiamo d’amore e d’accordo e filiamo dritti come un treno”.

La risposta è sì?

“La risposta è che io sto a pieno servizio con il Napoli, a mezzo servizio con Roma e Los Angeles. Pensi che Los Angeles la sto trascurando da un anno e mezzo”.

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