Il Napoli ieri ha giocato la prima partita da Campione d’Italia dopo aver conquistato lo scudetto giovedì sul campo di Udine.
Si è giocata ieri sera alle ore 18:00 allo stadio “Diego Armando Maradona” la sfida tra il Napoli campione d’Italia e la Fiorentina, valida per la 34° giornata del campionato di serie A. Una domenica che ha visto prima i partenopei imporsi col punteggio di 1-0 grazie al rigore trasformato da Osimhen (dopo averne fallito un altro pochi minuti prima) e poi festeggiare all’interno dello stadio con i propri tifosi.
Ecco di seguito i principali spunti del match:
- L’omaggio sincero: Napoli-Fiorentina è stata partita vera sin dal primo minuto di gioco, con le due formazioni che si sono date battaglia fino al 93′ con vigore e correttezza. Ma senza dubbio la cosa più bella del pomeriggio (perchè la festa successiva è sicuramente la più bella della giornata) è l’omaggio concesso dai calciatori viola, al momento dell’ingresso in campo dei partenopei. Il “pasillo de honor” è sembrato qualcosa di spontaneo perchè tra le due società (in particolare tra i presidenti) c’è una sincera stima reciproca. Sarà un caso che Napoli e Fiorentina sono tra i pochissimi club ad avere i conti in ordine e a cercare di cambiare questa Lega A? Se nella gara di andata (e anche negli scorsi anni) ci sono stati episodi molto brutti che hanno visto i supporters viola protagonisti, quanto successo ieri riconcilia col calcio. Sarebbe bellissimo si potesse ricreare un gemellaggio tra le due tifoserie e cacciare via questa stupida cultura dell’odio.
- La progressione aritmetica: sono almeno dieci mesi che ci penso e ripenso, avrei voluto raccontarlo molto prima ma una sana scaramanzia mi ha portato a mangiarmi la lingua fino al momento della matematica certezza dello scudetto. Già perchè c’è una strana progressione aritmetica che mi ballava nella testa e che trova le sue origini nella stagione 2019/20. Quattro lunghissimi e maledetti anni, con tanti bocconi amari da ingoiare stagione dopo stagione. Settimo posto nella prima di queste, quinto nella seconda culminato col pessimo pareggio casalingo contro il Verona, terzo l’anno scorso (con annessi striscioni di invito ad andare via per Spalletti) e finalmente ora Napoli campione d’Italia (ogni volta che lo ripeto diventa sempre più dolce scriverlo). Un destino evidentemente segnato inconsapevolmente quattro anni fa e che oggi sembra agli occhi di tutti i tifosi qualcosa di incredibile, perchè in fondo si sa i numeri non mentono e non tradiscono mai…
- Il giusto spazio: è correttissimo che in questo periodo, col risultato ormai matematicamente in tasca, mister Spalletti dia spazio ai diversi calciatori che nel corso della stagione hanno avuto minor minutaggio. E allora ieri contro i toscani sono partiti titolari Gollini, Ostigard e Demme (oltre a Raspadori ed Elmas che però comprimari non sono stati) con l’obiettivo di capire chi farà parte del Napoli del futuro. In tal senso molto bene sia il portiere (che potrebbe essere riscattato magari con un piccolo sconto) e lo stesso difensore norvegese dopo un primo quarto d’ora di fisiologico rodaggio. Un pochino meno bene il centrocampista ex Lipsia che però ha davvero visto praticamente mai il campo da agosto, e che nell’intervallo è stato sostituito da Lobotka le cui caratteristiche sono decisamente differenti. Però ci sarebbe da chiedersi perchè in quel ruolo provare Demme, che ormai sembra lontano anche per motivi contrattuale dal Vesuvio, e non il giovane Gaetano? E’ giusto sperimentare adesso, forse però qualche rotazione e non stravolgimenti totali, ma se ci sono calciatori che a Napoli siamo certi non giocheranno l’anno prossimo (Ndombele e Bereszyński?) a mio avviso diventerebbe inutile dargli minutaggio.
- Il risvolto psicologico: nel Napoli nel mese di aprile è mancata la giusta lucidità psicofisica per chiudere prima il discorso scudetto e per regalarsi la qualificazione alle semifinali di Champions (anche se le assenze hanno pesato tantissimo sulla doppia sfida). Uno dei calciatori più attesi, per quanto fatto vedere nei precedenti otto mesi, era Kvaratskhelia che avrebbe dovuto trascinare i compagni durante l’assenza di Osimhen. Invece il georgiano per un pò è andato in difficoltà (come quasi tutti i titolarissimi) innervosendosi per le giocate non riuscite e perdendo brillantezza sotto porta. Guarda caso ieri, entrato nel finale di tempo per Lozano (augurissimi al messicano uscito con le stampelle), ha ritrovato le sue giocate e i suoi colpi che avevano fatto stropicciare gli occhi di tutti. Perchè Spalletti lo aveva spiegato dopo Napoli-Salernitana come l’ultimo chilometro fosse quello più difficile da percorrere, soprattutto per chi non è abituato a vincere. E allora visto che finalmente questo gruppo è diventato vincente, mi aspetto che l’anno prossimo Kvaratskhelia possa ritornare ad essere determinante anche nella parte finale della stagione quando i punti peseranno molto di più. PERCHE’ VINCERE AIUTA A VINCERE!
Articolo a cura di Marco Lepore