«Ora restyling al Maradona, diventi come il Camp Nou» lo vede così Abodi l’impianto di Furigrotta

Arriva in stazione nella città campione d’Italia nel primo pomeriggio, il ministro dello Sport Andrea Abodi, per prendere parte a un evento promosso ieri dall’Arciconfraternita dei Pellegrini, dalla Fondazione Pontificia Scholas Occurentes e dalla Fondazione Fare Chiesa e Città sull’importante funzione sociale dello sport per i giovani nell’ottica del Patto per Napoli. Il pensiero del ministro, ovviamente, si concentra anche sull’evento storico del terzo tricolore. E sul messaggio – sportivo, imprenditoriale e sociale – che la vittoria degli azzurri ha lanciato al calcio italiano ed europeo: «Che questo scudetto, arrivato da una società sana che ha costruito negli anni un modello virtuoso, sia un punto di partenza», esordisce Abodi con gli occhi rivolti già al futuro.

 

Ministro, partiamo allora dai mesi che verranno: quanto è concreta la possibilità di ristrutturare il Maradona in vista degli Europei del 2023?
«Al momento non sappiamo ancora se ospiteremo gli Europei. La candidatura dell’Italia è forte, ma la Uefa deciderà sul tema ai primi di ottobre. Mi auguro, in ogni caso, che il dossier presentato possa costituire la mappa di un percorso per il Maradona che porteremo avanti tutti insieme. Bisogna continuare a migliorare le infrastrutture sportive napoletane. Già molto è stato fatto per le Universiadi, allo stadio, ma tanto va ancora fatto. Mi riferisco agli accessi per i disabili, che devono poter essere ospitati in tutte le zone dello stadio. Occorrono miglioramenti anche dal punto di vista energetico. Serve un Maradona bello dentro, fuori e funzionale. E mi auguro venga creato anche un museo del Napoli, al suo interno. Vanno cioè preparati tutti gli ingredienti necessari per rendere lo stadio un’opportunità di eventi, come avviene per i grandi club in altre parti d’Europa».

Già. Il Camp Nou a Barcellona, per esempio, genera un indotto enorme, di cui beneficiano il club e la città.
«È un peccato che Napoli non abbia ancora uno stadio capace di sviluppare queste potenzialità. Mi auguro che l’ottimo rapporto di De Laurentiis con l’amministrazione Manfredi possa portare presto alla creazione di un museo, e spero si sviluppino anche impianti d’allenamento».

Il Napoli ha dimostrato che per vincere, nel calcio, non serve indebitarsi. Quello di De Laurentiis, specialmente nell’anno della riduzione del monte ingaggi, è stato un modello societario virtuoso. Lo scudetto è un esempio per le grandi squadre d’Europa e d’Italia in difficoltà finanziaria?

«Il Napoli campione d’Italia è una squadra che si è costruita passo dopo passo, nei decenni. Ho apprezzato la memoria del percorso fatta ieri da De Laurentiis, che ha ricordato le disavventure di quando acquistò la società. Il Napoli ha dimostrato che è importante legare il prima e il dopo, passo dopo passo. Non si potrà certo dire che questo sia un successo occasionale, ma è pianificato. Napoli pianifica. Conta cosa accadrà da oggi in poi. Dopo il trionfo bisogna pensare ai giovani e alle giovanili. Mi auguro che la Scugnizzeria si trasformi in realtà e che diventi un patrimonio sociale e sportivo, anche in ottica nazionale».

Lo Stato potrebbe contribuire con dei fondi ad hoc, sulla Scugnizzeria o sui lavori per le infrastrutture sportive?

«Dove il club ha la possibilità di investire, è giusto che lo faccia. Da parte nostra valuteremo la possibilità di contributi agevolati in forma di conto interessi. E prenderemo in esame l’erogazione di fondi che ci permettano di partecipare alla redditività delle infrastrutture sportive, qualora sia vantaggioso per l’interesse pubblico. Insomma, lo Stato non può certo intervenire sulle spese legate ai calciatori, ma aiuteremo nella costruzione di progetti solidi, che facciano il bene di tutti. I primi modelli di aiuto li applicheremo proprio sulla candidatura agli Europei: un fondo immobiliare sugli stadi che possano ospitare la competizione continentale, tra cui il Maradona».

Passiamo alla festa azzurra di queste ore. Tanto entusiasmo ma zero danni gravi. La città come ha retto al cospetto di una gioia attesa da ben 33 anni?
«Concordo con il sindaco Manfredi: Napoli sta crescendo, proprio come la sua squadra. L’aspetto decisivo di questa vittoria è proprio quello della gioia popolare. Dobbiamo fare in modo che questa magia possa proseguire nel tempo, a livello sportivo e non solo».

Che segnale è, per il resto del Paese, lo scudetto del Napoli dopo venti anni di dominio di Juve, Inter e Milan?
«Il messaggio lanciato dalla vittoria azzurra è che la competizione è diventata più aperta, e che tutti competono con le stesse regole. Negli ultimi venti anni sono accadute tante cose negative. Il sistema calcio ora avvii un esame di coscienza per continuare a garantire un’equa competizione e il rispetto delle norme. Questi fattori, inoltre, rendono tutto più accattivante per i tifosi di ogni maglia».

 

Fonte: Il Mattino

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