(Formazioni) Il Cds mette in campo Napoli e Salernitana

Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia si sono incontrati in un ritiro di mezza estate e si sono riconosciuti: gemelli diversi, pur sempre gemelli. Vengono da mondi paralleli e parlano lingue parallele, certo, ma per capirsi al volo basta uno sguardo, un assist e un gol, e buonanotte a tutti voi. Voi che non sapete che il Dna è lo stesso. Che l origine è quella anche se uno è nato in Nigeria e l altro in Georgia; e neanche nel lo stesso giorno. Mettiamola così: forse non è un caso che siano insieme nel Napoli 33 anni dopo il 1990, quando i ragazzi di oggi non erano idea e figuriamoci progetto . P rogetto divino , al massimo . Magari di Diego. Maradona che ha fatto appena in tempo a vedere Victor con la maglia azzurra e che di Khvicha, come in tanti, probabilmente non sapeva nulla o sapeva pochissimo. Ma ora è così, quasi così: campioni d Italia, eredi del Pibe.
Osi e Kvara: i figli di D10S e il resto della truppa
C o sa valgono le casacchine oggi, quando dentro di sé ognuno ha il sole che l’illumina? E perché mai perdersi dietro questi dettagli esistenziali nel giorno in cui la Storia sta sfilando al fianco, lasciando ondeggiare la Pineta e le emozioni? Il calcio ha i suoi riti, può celebrarli sempre e solennemente, ma stavolta c’è una liturgia diversa che nel silenzio religioso introduce all’Avvento. È la notte della Vigilia, un po’ sembra Capodanno, si resterà in casa, aspettando le luci dell’alba e questa vita nuova che sarà di tutti, perché ora non ci sono titolari e riserve dentro quel sogno. Giocano loro, li chiamerebbero i titolarissimi, sono i fedelissimi di Spalletti, l’asse portante d’una favola sviluppatasi in un turnover di facciata sfruttata aggrappandosi al football moderno, cinque cambi in partita e via: ma a cominciarla, non essendoci Mario Rui e Politano, i dubbi di sempre, saranno gli alfieri di un’idea.

 

RIECCOLI. A Torino, nell’incanto di una serata piena di vibrazioni, non c’era Zielinski, prosciugato d’energia, e toccò a Ndombele: ma quando Napoli-Salernitana sta per avvicinarsi e bisogna buttarci dentro il meglio di sé, pure l’unica perplessità evapora in una Castel Volturno che ormai vive di certezze da un bel po’, ha finto a lungo di non averne, e però poi le ha occultate con prudenza, si direbbe con umiltà. Zielinski è il calcio a immagine e somiglianza di Spalletti, è quel tratto d’eleganza e fantasia che ha il suo fascino, è la sintesi del centrocampista senza alcuna impurità: finirà al suo posto che Elmas gli ha un po’ messo in discussione e completerà il puzzle, peraltro definito. Ma a Torino non c’era neanche Rrahmani, dovette rallentare, anzi fermarsi, per entrare nel finale: adesso si può cominciare, sentendo i 90 nelle gambe e facendosi preferire a Juan Jesus, che è consapevole delle gerarchie.

 

Fonte e grafico CdS

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