Costanzo Jannotti Pecci – Presidente degli industriali napoletani – la vittoria dello scudetto significa che anche le cose si possono fare.
Il modello De Laurentiis può essere uno sprone per la città?
«È un modello Napoli virtuoso e lo sarebbe ancora di più se si riuscisse ad applicarlo diffusamente su un territorio ricco di qualità, fantasia, idee, ma che purtroppo spesso pecca di capacità organizzativa a medio e a lungo termine. La precondizione per utilizzare questo modello è non lasciarsi condizionare dagli umori nel momento né dagli umori esterni. Bisogna avere la capacità di concentrasi sugli obiettivi, come fa De Laurentiis».
Si può dire che quello che sta facendo Aurelio De Laurentiis può essere d’impulso pure per la categoria degli imprenditori?
«Certamente quella del Napoli è un modello di azienda calcistica che viene guardato a livello mondiale come esempio. Però anche sul nostro territorio ci sono esempi positivi di aziende di successo sotto tutti i punti di vista, ma hanno minore risalto. Credo che il modello De Laurentiis può essere una lezione per chi pensa di fare impresa limitandosi a creatività e intuizione».
Lei è considerato uno dei migliori amici di De Laurentiis, nelle tribune del Maradona è sempre al suo fianco: come ha vissuto questo anno vincente vicino al Patron?
«Ricorderete che Aurelio in una conferenza stampa con grande stupore di Spalletti disse che il Napoli avrebbe vinto lo scudetto. E questa convinzione l’ha sempre manifestata anche in privato in maniera molto determinata. Evidentemente aveva elementi di conoscenza ben corroborati per essere così consapevole che gli azzurri avrebbero vinto lo scudetto».
Che tipo è De Laurentiis quando assiste alle partite?
«Una cosa mi ha sempre colpito: la grande capacità di controllare le emozioni. Allo stadio lo abbiamo visto esultare in un paio di occasioni. È un uomo che si controlla perché sa di essere osservato da tanta gente e anche in privato raramente lascia trasparire gli stati d’animo. Noi spesso ci divertiamo a stimolarlo perché in privato è una persona estremamente simpatica e piacevole. È animato da una curiosità straordinaria».
C’è una curiosità che avete in comune sulla quale animate le discussioni? E ci dice chi sono gli altri due amici con i quali vi riunite con De Laurentiis?
«Il quartetto di amici si completa con l’ingegner Giancarlo Carriero proprietario del Regina Isabella a Ischia e l’avvocato Amedeo Acquaviva Coppola. La cosa che ci sorprende è che raramente è impreparato su qualsiasi argomento si discuta. Spesso parliamo di politica e di cultura oltre che di calcio».
Ma ci sarà qualcosa che gli avrete fatto scoprire o un ambiente nel quale lo avete introdotto?
«De Laurentiis è un napoletano dentro, qualche volta lo tradisce un accento un po’ romanesco, ma ricorda sempre le sue origini torresi. Di sicuro grazie al fatto di essere il numero uno della società azzurra ha allargato l’orizzonte delle sue relazioni. Il presidente conosce benissimo il contesto in cui ci muoviamo».
Ci sono dei riti che fate insieme in attese delle partite del Napoli?
«Certamente, ma li svelerò solo dopo la partita con la Salernitana e se dopo quella gara vinciamo lo scudetto. Sono segreti per ora inviolabili».
Faccia uno sforzo tanto il Napoli ha fatto i conti e vinto anche contro la scaramanzia…
«Abbiamo tutta una serie di momenti di condivisione che sono sempre gli stessi, modalità che hanno risentito però del Covid. Le abbiamo dovuto cambiare in quel brutto periodo. Gesti, azioni, frasi che si devono ripetere sempre allo stesso modo e in remoto era un po’ più difficile».
Dal punto di vista imprenditoriale ci sono affinità tra il suo campo e quello di De Laurentiis?
«C’è una cosa che accomuna l’industria del turismo e quella dello spettacolo: il giudizio in termini di qualità è affidato esclusivamente agli altri, all’esterno, ai fruitori. Quando qualche mio amico e collega in maniera un po’ manichea sostiene che l’industria manifatturiera è l’unica che conta rispondo che si sbaglia. Perché quella dei servizi, è il caso mio e di De Laurentiis, è molto più complicata. Un bullone o un ammortizzatore sono sempre gli stessi in termini di produzione. Gli ambiti che pratichiamo io e De Laurentiis sono soggetti agli umori delle persone. Sarò più chiaro: una automobile o funziona o no, nel caso mio non c’è una ricetta che vale per sempre».
Cosa si aspetta dallo scudetto?
«Se tutto andrà bene mi auguro che questo risultato straordinario, possa essere la chiave giusta per entrare un po’ di più nel mondo del disagio e aumentare l’attenzione verso chi sta in quel mondo».
Ci dice cosa farà domenica allo stadio?
«Starò di fianco ad Aurelio, non abbiamo pensato ancora a nulla, se non a confermare i nostri riti l’ho sentito in mattinata (ieri ndr) per questo motivo… Quanto a me non potrei non esserci. Due amori non si tradiscono mai: quello per la mamma e la squadra del cuore».
Il presidente è soddisfatto del Maradona?
«Ha fatto molto per lo stadio, lui è un visionario e se l’Italia dovesse avere l’assegnazione degli Europei mi auguro che venga ascoltata la sua voce per migliorare l’impianto di Fuorigrotta».
Fonte: Il Mattino