Dalla C allo scudetto, dai playout alla Serie A. Gian Piero Ventura è stato il primo allenatore dell’era De Laurentiis ed anche quello che ha costruito le premesse per il ritorno in A della Salernitana con la proprietà Lotito-Mezzaroma. «Qualcosa ho seminato dice l’ex ct della Nazionale ma ora si tratta di realtà completamente diverse rispetto a quando c’ero io».
Che ricordi ha dell’esperienza a Napoli?
«Accettai con grande entusiasmo perché a Napoli non si può dire di no. Quando cominciammo ad allenarci, non c’era nulla. Non avevamo materiale tecnico, mancavano palloni e maglie. Ricordo che eravamo in ritiro a Paestum e, prima di entrare sul campo, cominciammo ad allenarci nei giardini pubblici».
E la squadra?
«I ragazzi si misero subito a disposizione, ma ricordo che il nostro mercato in pratica prese il via quando il campionato di C era già partito. Il direttore generale Pier Paolo Marino portò a Napoli quei calciatori che in quel momento potevano essere presi, ma che o erano fermi da mesi o erano fuori rosa altrove. Però, si fece un grande lavoro e la prima partita fu qualcosa di incredibile».
Cosa ricorda di quel giorno?
«Giocavamo in casa, contro il Cittadella, ed al San Paolo c’erano quasi sessantamila spettatori. Era il modo che Napoli aveva scelto per gratificare noi e la società per il fatto che si fosse ripartiti. C’erano un entusiasmo, un calore, una passione incredibili e noi disputammo un grande primo tempo. Negli spogliatoi, però, nove ragazzi mi chiesero il cambio: ci allenavamo da dieci giorni e le forze non erano molte. Nel secondo tempo, infatti, calammo e la partita finì 3-3. Poi, da lì, partì un percorso di grande crescita e la società è stata brava a migliorarsi e a consolidarsi. All’epoca era una società nata dal nulla, il riferimento unico era Marino, mentre il presidente De Laurentiis doveva ancora fare esperienza del mondo del calcio e direi che ha imparato presto e bene».
Come fu il primo impatto con il presidente?
«Lui aveva grande entusiasmo, aveva in mente grandi cose, ma aveva una visione del calcio particolare, più vicina al mondo del cinema. Ricordo che i primi tempi c’erano i suoi attori, Boldi, De Sica, e c’eravamo noi. Era un tentativo per coinvolgere e far sposare due mondi diversi».
E ora il Napoli sta vincendo con Spalletti
«Luciano è stato un mio calciatore e sono molto felice per lui che corona un percorso partito dal basso, mi riferisco a quando ha intrapreso la strada di allenatore. Spesso mi chiamava per avere da me delle conferme sulla bontà di ciò che stava facendo. Ha fatto la gavetta, ha lavorato in silenzio e nell’ombra per tanto tempo ed ora raccoglie i frutti di questo suo lavoro. Sono davvero contento».
Da doppio ex, con quali sentimenti guarderà la partita?
«Intanto, complimenti ai tifosi del Napoli e a una piazza come Salerno che mi è rimasta nel cuore. Sono molto contento per il Napoli, che ha vinto il campionato meritatamente. Complimenti alla squadra e a Spalletti, ma anche al presidente: ha capito che fosse giunto il momento di rinfrescare lo spogliatoio, per cui, dinanzi a partenze eccellenti, ha saputo integrare la rosa con calciatori forti. Sicuramente, ora farà in modo di confermarsi per diventare davvero una big anche in Europa. La Salernitana, dal canto suo, è cresciuta. Quando sono arrivato io, bisognava costruire una mentalità ed una cultura del lavoro. Sono legato al presidente Iervolino e molto contento per lui. Ho lanciato in serie A De Sanctis e mi fa piacere che quello che tanto il presidente quanto il direttore sportivo hanno in mente si possa realizzare».
Fonte: Il Mattino