Da Londra questo scudetto un sapore particolare per Fabio Cannavaro, scugnizzo ai tempi di Maradona, ora padre attento a seguire la crescita inglese dei figli Christian e Martina, mentre Andrea segue le orme di famiglia: difensore nelle giovanili della Lazio. «Questo titolo è tutta un’altra storia rispetto ai precedenti. Il Napoli ha stravinto, ma ha fatto del bene al calcio italiano».
Spieghi meglio.
«Il dominio della squadra di Spalletti ha costretto gli altri club a puntare su obiettivi diversi. E così ci ritroviamo con 5 squadre nelle semifinali europee. E questo fa bene al movimento. Penso al Siviglia, per esempio: in questi anni non potendo puntare a vincere la Liga si è concentrata sull’Europa League guadagnandosi un prestigio internazionale».
Torniamo a Napoli: perché questo scudetto è diverso?
«Perché i due precedenti hanno un marchio unico, straordinario: Maradona. Ha scritto pagine fantastiche e anche se quelle di Bianchi e Bigon erano buone squadre la sua presenza era magnetica. Questo scudetto invece ha tante facce e il merito è soprattutto di Luciano Spalletti».
Le facce di Osimhen e Kvara non hanno la potenza de D10S?
«Ogni paragone sarebbe blasfemo. I due sono fortissimi ma questo campionato è stato stravinto perché l’allenatore ha presentato un gruppo competitivo che ha avuto una continuità eccezionale. Osimhen e Kvara a Torino sono stati meno brillanti, ma hanno risolto Elmas e Raspadori, che come Simeone sono stati decisivi. Il Napoli è questo e tanto altro. Vincere contro la Juve è stato il suggello. Perché gli scudetti passano sempre da Torino, luogo simbolo».
Torino per gli scudetti e Milano per la Champions?
«Il Napoli ha sfiorato pure quella impresa. Purtroppo ci è arrivato con alcuni uomini chiave non in buone condizioni e negli episodi decisivi è stato sfortunato. E poi va detto che il Milan è l’unico ad aver capito come far male agli azzurri. Hanno tre uomini più Tonali fondamentali e Maignan, Theo e Leao stavano tutti benissimo. Però…».
Però, cosa?
«Spalletti ha realizzato un equilibrio di gioco e di squadra eccellenti. Non solo gioca un calcio internazionale, ma è efficace e vincente. Perché in tanti ci provano, pochi ci riescono. Ha realizzato qualcosa in cui forse all’inizio non credeva nemmeno lui. Ricordo le prime conferenze stampa di Luciano, rimpiangeva Koulibaly e gli altri partiti. Ma poi è stato bravo a creare un meccanismo eccezionale. Perché tu, avversario, pensi di bloccare Lobotka, e ti ritrovi i terzini che vengono in mezzo a costruire. Marchi i centrali e Anguissa si abbassa per costruire, raddoppi Kvara e trova più spazio Zielinski. Ecco lo scudetto del Napoli ha tante facce, significa che si è lavorato bene in società. La crescita in questi anni è stata progressiva. Il club per merito di Sarri si è creato un Dna di bel gioco, continuato con Gattuso e ora suggellato da Spalletti».
Ha fatto i complimenti a De Laurentiis?
«Sì, pure lui è cambiato. Prima pensava soprattutto a partecipare, alla Champions, per mantenere il club a certi livelli. Ora ha capito che è bello vincere. Dalla sua faccia incrociandolo al Maradona ho visto un godimento diverso. La diversità con gli altri scudetti è che abbiamo dovuto aspettare 33 anni per rivincere il titolo. Oggi invece c’è un club che potrà continuare a vincere anche se qualcuno partisse».
Fonte: Gazzetta