Il caso plusvalenze è un ping pong infinito. Si ricomincia da capo. E ora è una corsa contro il tempo per dare una faccia definitiva a un campionato scarabocchiato dai processi in corso, che rischia di finire ancora più nel caos. Il Collegio di garanzia cancella momentaneamente i 15 punti di penalizzazione, riscrive la classifica rispedendo la Juve al terzo posto, ma in teoria è solo provvisorio perché c’è il rinvio alla Corte federale d’appello (in una nuova composizione rispetto al precedente giudizio) per la riformulazione della sanzione e per riempire quella “carenza di motivazioni” di cui aveva parlato anche il procuratore generale Ugo Taucer, soprattutto rispetto al famoso articolo 4, quello sulla mancata lealtà, il cuore del castigo. Dopo un giorno di camera di consiglio, il Collegio di Garanzia ha diramato il dispositivo, in cui certifica sì la sproporzione della pena (da qui la rimodulazione) ai danni del club bianconero (reclamo accolto in parte anche per Nedved e altri amministratori minori), ma conferma l’illecito di Agnelli, Paratici, Cherubini e Arrivabene, ex presidente e dirigenti apicali il cui ricorso è respinto.
In teoria, è uno schiaffo alla Juve, ma forse no: «Questo potrebbe permettere alla società di slegare la sua responsabilità oggettiva per la violazione dell’articolo 31, che comporterebbe solo un’ammenda con diffida spiega l’avvocato Roberto Afeltra da quella diretta dei suoi dirigenti, già condannati nel precedente giudizio». È un’interpretazione che può piacere al Cfo bianconero Calvo: «C’è la soddisfazione di avere oggi una classifica che non è sub iudice ma ci dà certezze, sia a noi, sia a chi compete contro di noi. Ci aspettiamo che i punti che ci sono stati ridati, ci rimangano per sempre perché siamo convinti di aver operato nel modo giusto». Ma c’è chi pensa che alla fine invece possano essere riformulati e accolti i 9 punti chiesti inizialmente dal procuratore federale Chiné, sostenuto dalla legittimità della sua revocazione del processo.
TEMPI E SVILUPPI
Molto dipenderà dalle motivazioni, che il Collegio di garanzia ha già abbozzato e promesso ieri di consegnare fra 15 giorni (la metà dei 30 garantiti di rito) al massimo. L’esigenza è fare il prima possibile affinché la Corte federale d’appello possa far scattare i 15 giorni obbligatori per le memorie difensive e fissare l’udienza subito. Se i tempi dovessero essere rispettati, si arriverebbe al nuovo processo fra il 20 e il 25 maggio. La nuova sentenza potrebbe essere poi comunque nuovamente impugnata per “violazioni di diritto” mangiandosi inevitabilmente altro spazio di calendario e portando l’epilogo intorno al gong del campionato del 4 giugno. Quello che conta per la Figc però è fare in modo di non sforare la frontiera della fine della stagione agonistica, che cade il 30 giugno.
Un bel rompicapo, anche perché la questione tempi si intreccia anche con quella che riguarda l’afflittività ovvero una pena che, per incidere, deve togliere qualcosa al club punito. Non a caso, il procuratore Chinè aveva chiesto nell’ultimo processo d’appello, che lo svantaggio dovesse portare la Juve dietro la Roma allora quarta, togliendole la Champions. In caso di penalizzazione, il discorso resterebbe in tavola, ma se il percorso primo-secondo-ultimo grado si concludesse dopo il 30 giugno a quel punto la sanzione dovrebbe essere scontata nel prossimo campionato. La Uefa fa pressione dall’alto, è lì pronta a escludere la Juventus dalle Coppe, senza nessun ulteriore slittamento.
Mica facile uscire da questo ingolfamento. Perché tutto questo gioco di variabili incrocia anche l’altro possibile processo sportivo, quello sulla manovra stipendi dell’inchiesta Prisma di Torino. Per ora siamo alla chiusura indagini, il 27 aprile scadrà il tempo per la consegna delle memorie difensive della Juve e dei suoi dirigenti ed ex dirigenti potenziali incolpati. Poi il procuratore dovrà valutare la situazione e scegliere fra archiviazione e rinvio a giudizio. Le due vicende potrebbero dunque muoversi parallelamente condizionandosi a vicenda in qualche modo. Da quel filone ci si aspetta il peggio, ma Allegri conserva il suo ottimismo intatto: «Per noi i punti sono sempre stati 59, l’ho sempre detto. Ora li vediamo anche visivamente, ma i ragazzi li avevano già conquistati sul campo». Intanto, gli avvocati Enrico Lubrano, Carlo Claps, Oreste Pallotta e Angelo Pisani, in qualità di difensori del Codacons e dell’Associazione Tifosi Napoli Maradona, si sono detti soddisfatti del rinvio alla Corte federale, insistendo sulla loro richiesta: scudetto 2019 al Napoli.
Fonte: IlMattino