Quella coppa del 1989 se la sente più sua che mai. Perché sulla Uefa vinta dal Napoli nel 1989 c’è il marchio indelebile di Alessandro Renica. Lui fu il grande protagonista della notte del San Paolo nella gara di ritorno dei quarti di finale contro la Juventus. Il Napoli di Maradona e compagni arrivava dal 2-0 di Torino e le possibilità di ribaltare il risultato erano pochissime. Eppure gli azzurri portarono la sfida ai tempi supplementari. Poi, quando tutto sembrava scritto verso un epilogo ai calci di rigore, arrivò il gol di Renica: minuto 119, quando si è fermata la storia e uno stadio intero ha definitivamente perso la voce.
E ancora oggi la ricordano per quel gol.
«Ammetto che sul momento manco mi ero reso conto di quello che avevo fatto».
E allora?
«Solo con il tempo ho capito che a Napoli mi averebbero ricordato per tutta la vita. Quel gol non è stato importante, ma di più. Perché ci ha permesso di andare in semifinale e poi perché contro la Juventus aveva un significato doppio».
Venivate dal 2-0 di Torino.
«E infatti le speranze non erano moltissime. Ma ammetto che in città, così come nel nostro spogliatoio se c’era molto ottimismo».
Per questo lo stadio era strapieno?
«Forse anche più di strapieno».
Ovvero?
«In vita mia non ho mai visto così tanti tifosi in un solo stadio. Quella è stata una serata magica: c’era tutta Napoli e ancora oggi, quando vado in giro per la città, chiunque incontri mi dice che quella sera era a Fuorigrotta».
Quindi cosa si sente di consigliare al Napoli di oggi che deve rimontare l’1-0 di San Siro?
«Innanzitutto sono sicuro che non sarà una partita, ma una battaglia e per questo motivo condivido le dichiarazioni di Spalletti. Ha fatto benissimo a invocare il dodicesimo uomo in campo, ovvero i tifosi. L’allenatore del Napoli si conferma ancora una volta una persona molto intelligente e ha centrato il problema. Nel 4-0 di campionato i giocatori hanno risentito del clima non bellissimo che si respirava allo stadio. Ricordo ancora il supporto che ricevemmo da parte di tutto il pubblico. Fu fondamentale. E adesso bisogna essere un corpo unico. Quella è stata una serata incredibile».
Ci dica di più.
«Se avevamo un compagno a 20 centimetri non riuscivamo a comunicare per il rumore infernale, ma quell’inferno ci ha caricato di adrenalina ed energia, ci ha fatto gettare il cuore oltre l’ostacolo. Il Napoli ha tifosi di questo livello ed è giusto che li abbia accanto in una partita così».
Ma queste partite così delicate come si preparano?
«Non sono partite che si devono preparare tatticamente anche perché i giocatori sono di qualità. Bisogna vedere anche chi è più in forma. Senza Maignan il Milan avrebbe perso con un largo distacco nella gara di andata».
Bianchi cosa vi diceva nei giorni prima della gara?
«Le parole non servono più a nulla, serve rimanere concentrato e sapere che sei forte. Noi avevamo Maradona, Careca, Carnevale, Alemao e sapevamo di essere forte, ma anche questo Napoli ha giocatori che nella serata giusta possono battere chiunque».
Chi potrebbe essere il Renica del 2023?
«Premessa: il leader di questa squadra è Spalletti. Detta i tempi, carica: è stato più che bravo. È andato sopra ogni immaginazione. Ma se ci fosse stata una riserva di Di Lorenzo come terzino destro, lo avrei visto benissimo come centravanti. Perché fa i movimenti: da attaccante navigato».