Uomini duri, spietati e vincenti. Certo, tempo di Pasqua e di resurrezione dopo il 4-0 del Milan. Il Napoli ha ucciso il campionato e può anche succedere che vinca a Lecce in una partita non esaltante dopo una prestazione che mozza il respiro e dà la sensazione che le idee siano annebbiate e le forze siano fiacche. Ma non è così. Il traguardo è a un passo, magari il cuore comincia anche a battere più forte, è in fibrillazione: mancano 12 punti allo scudetto, 4 vittorie che possono e devono arrivare in qualsiasi maniera. Anche a “corto muso” come direbbero dalle parti di Torino. Senza stare lì a fare i critici gourmet. L’ultimo samurai, Spalletti, lo dice chiaramente: «Contava il risultato per raggiungere quel sogno che è a portata di mano ma che fino a questo momento resta ancora un sogno. Uno sogno che è lì».
Spalletti, questa partita l’anno scorso l’avreste vinta?
«Forse no. Conta il grande carattere che abbiamo mostrato ieri sera. Vero che avevamo calciatori di esperienza la passata stagione, ma nella lotta ci si perdeva più spesso. Le reazioni dopo le sconfitte dimostrano cosa abbiamo nella testa: contro squadre come il Lecce abbiamo fatto vedere chi siamo, abbiamo sempre messo la distanza in classifica che c’è».
Settima vittoria consecutiva, proprio una bella reazione dopo il Milan.
«Era fondamentale per poter preparare meglio la gara di mercoledì vincere a Lecce. Lo spirito è quello corretto, il carattere è stato quello giusto: siamo venuti qui a Lecce per vincere senza star lì a pensare al loro momento. Abbiamo giocato a testa alta e conquistato tre punti che sono importanti per il presente e per il futuro».
La squadra appare un po’ stanca.
«Pesano ancora i voli internazionali. Perché le trasferte delle nazionali non sono tutte uguali. I nostri le hanno avute più faticose, e molti sono tornati stanchi. C’era di vincere questa partita, sono convinto che questo ci consente di lavorare con più serenità».
Cosa temeva di più?
«In questa trasferta c’era l’insidia del peso della sconfitta con il Milan. Si sa come pesa giocare qui a Lecce, è un campo passionale. Vincere ci permette di andare a cercare di nuovo le trame di qualità che abbiamo sempre avuto. Ora siamo pronti a giocare la gara con il Milan».
Cosa non ha funzionato?
«Spesso siamo tornati indietro dopo che avevamo scavato spazio in avanti. La partita ce l’avevamo in mano noi, forse qualcuno ha pensato di scaricare all’indietro qualche palla in più che può anche essere sintomo di maturità. Ma non per noi: perché per le nostre qualità bisogna pensare ad andare a sfondare gettando la palla avanti. Ma questa è partita vera, e noi siamo stati presenti».
Voleva sostanza. Contento?
«Sì perché la sostanza l’ho ritrovata. Ho a che fare con calciatori che da soli sanno quali sono i comportamenti giusti. Il Lecce ha fatto risultati contro tutte le grandi, si esalta nella qualità, questo è un campo difficilissimo».
Simeone è un problema?
«Vediamo, pensava di potercela fare. Va valutato bene, ha un problemino “dietro” pensava che fosse muscolare».
Osimhen è pronto?
«Fosse per lui scenderebbe in campo anche con la macchina. Ma certe situazioni vanno valutate bene, i medici hanno trovato la soluzione perché potevamo non averlo più per tutto il resto del campionato. Vediamo ora che riparte, con la pressione dentro il muscolo, ora ha fatto solo un po’ di corsa».
La squadra dipende da Osi?
«Ora è difficile fare a meno di lui. Perché è uno di quelli che ha strappi, fisicità, gli randelli qualsiasi cosa e lui ne esce. E allora è facile pressare per tutti gli altri. Noi abbiamo fiducia di recuperarlo»
La doppia reazione, al Milan e al pari del Lecce?
«Sì, la partita del Milan è stata delicata sotto il profilo mentale, per il 4-0 che è un risultato pesante e perché loro sono gli avversari in Champions. Tutti pensano sempre a quella cosa lì e queste sembrano partite di riempimento, e allora rifare le stesse prestazioni era fondamentale. Ci voleva carattere per giocare e vincere qui. E ce l’abbiamo fatta».
Fonte: Il Mattino