Ndombelè: “A Napoli c’’è un’atmosfera unica, in città l’anonimato non esiste”

Tanguy Ndombelè, centrocampiste del Napoli, ha parlato in un’intervista alla rivista francese  So Foot.

«Quando sono arrivato avevo al polso un bellissimo orologio. Alcuni compagni mi hanno fatto notare la cosa, è stato un “avvertimento”, l’ho rispedito in Francia per timore ma in realtà poi qui non ho mai avuto problemi».
«C’è un’atmosfera unica, in città l’anonimato non esiste. Ci sta, anche se io sono un tipo che ama stare tranquillo. Quando sono arrivato mi sono reso conto di conoscere poco del calcio italiano, di alcuni club avversari ma anche di alcuni calciatori. Per esempio, non conoscevo Kvaratskhelia: dopo qualche allenamento ho capito che il giovanotto ci sapeva fare».
«Non abbiamo un segreto, c’è un grande gruppo e un allenatore come Spalletti vicino a tutti i calciatori. Mi chiede compiti specifici, io sono uno che parla spesso con gli allenatori e negli anni ho imparato anche ad adattarmi di più in campo alle loro richieste. Sappiamo di poter fare la storia vincendo lo scudetto: per molti di noi sarebbe il primo trofeo di questo livello. Vorrei giocare di più ma quando vinci e ti senti parte del progetto è tutto più facile da accettare. A Londra non è stato facile. Troppi problemi fisici, andava tutto troppo velocemente e non ho davvero capito dov’ero. Penso di aver dato più al Tottenham che al Napoli, ma la stagione che stiamo vivendo mi permette di essere guardato con occhi diversi».
La ferita inglese però non si è ancora rimarginata: «Non c’era altra soluzione con il Tottenham e sono felice di aver scelto Napoli. Con Conte non avevo scelta, avrei voluto dimostrare il mio valore in campo ma ero ai margini del gruppo, mi è stato comunicato sin dal primo giorno di ritiro con la squadra. Non so quale sarà il mio futuro, tanti tifosi mi chiedono di tornare al Tottenham ma lo decideranno i club e il Napoli ha una opzione per l’acquisto. Non mi pesa essere in prestito qui, ma a volte vedo che i calciatori sono trattati più come merce che come persone. Io svogliato? È una etichetta che ho sempre avuto, dalla scuola al campo. Ma non è così, anzi lavoro costantemente per migliorare».
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