In sottofondo si sente il rumore del mare. Ma Francesco Moriero precisa che si tratta di una finestra aperta, perché a ora di pranzo ci sono 30 gradi almeno ed è meglio stare in casa, al fresco. Da quasi un anno è il ct della nazionale delle Maldive, ma la sua vita non è certo spiagge bianche, resort di lusso e snorkeling tra pesci rarissimi. Grazie al suo lavoro sul campo stanno arrivano i risultati e nell’ultimo match è arrivato anche il successo contro il Pakistan.
Il calcio italiano come è visto dagli atolli delle Maldive?
«È seguitissimo. Non solo perché vengono in vacanza i vari Cannavaro e Pirlo, ai quali oramai mi diverto anche a fare un po’ da cicerone. Qui in tanti mi hanno riconosciuto subito come quel Moriero che giocava nell’Inter di Ronaldo il Fenomeno».
Questa serie A è all’insegna della rinascita del Sud, dal Napoli capolista a Lecce e Salernitana.
«È una cosa bellissima che mi inorgoglisce. Sono un uomo del sud e questi traguardi sono importanti. Dal Napoli me lo aspettavo perché ha avuto un’evoluzione impressionate. Stanno dando lezioni di calcio in Italia e in Europa. Il Lecce è la vera sorpresa: da neopromossa, con una squadra giovane e inesperta, si sta salvando con merito. E la Salernitana ha preso un allenatore di esperienza come Sousa».
Il Napoli che guida la classifica cosa rappresenta?
«Può spostare il polo di potere del calcio al sud. E lo dico perché già lo scorso anno avrebbe potuto vincere il titolo. Il lavoro di Spalletti sta pagando: il Napoli ha il sorriso, una cosa che la serie A aveva perso».
Cosa vuole dire?
«Questo Napoli assomiglia molto all’Inter dove giocavo io, seppur noi avevamo campioni già affermati. Anche questa squadra è fatta di giocatori di grande qualità unita a gente che correva. E poi sorridevamo sempre».
Di quell’Inter diventò celebre la sua esultanza: lei che lustrava le scarpe a Ronaldo.
«È rimasta storica e ogni tanto ricevo i video girati dai tifosi. Era un gesto di umiltà verso il compagno che faceva un bellissimo gol. Il Napoli avrebbe la qualità per vederlo ripetere da chiunque dei suoi giocatori».
Ora va di moda naturalizzare gli stranieri in nazionale: se potesse convocare un giocatore del Napoli per le Maldive, chi chiamerebbe?
«Senza nessun dubbio Kvaratskhelia. Mi fa impazzire, in lui mi rivedo. Perché cerca sempre la giocata. Mai fumoso e sempre decisivo. Da tanto non vedevo uno così in Italia. Il primo anno in serie A è sempre difficile per uno straniero, ma lui si è adattato subito. Mi assomiglia anche se lui è più forte fisicamente».
Lei nel Napoli ha giocato per due stagioni all’inizio degli anni 2000: rimpianti?
«Ho sempre voluto giocare a Napoli e sono stato vicino agli azzurri già quando c’era Maradona, ma dal Lecce fu preso Baroni. Quando poi sono finalmente arrivato la gente mi ha sempre fatto sentire a casa nonostante il lungo infortunio. Ho fatto vedere poco e questo mi è dispiaciuto, perché mi sentivo bene: a parte Zeman ho avuto allenatori che vedevano un calcio poco offensivo e non riuscivo a esaltarmi».
Lei che calcio chiede alle sue Maldive?
«Nasco come allenatore offensivo ma quando sei alla guida di una nazionale piccola devi adattarti a fare un gioco di pressing uno contro uno e mettere intensità. Una cosa è certa: non faccio catenaccio».
A giugno si gioca la coppa in India: le Maldive con quali ambizioni si presentano?
«Beh ovvio: vogliamo vincere. Avremo 20 giorni per prepararci in Giappone e potremo lavorare con calma».
I giocatori della sua nazionale giocano tutti alle Maldive.
«C’è solo uno stadio dove c’è un torneo di 8 squadre che inizia in questa settimana. Qui non si gioca da quasi 7 mesi. Sento che la nazionale è una mia creatura. Ho cambiato rotta, ho convocato i giovani e ho dato delle idee chiare. È bello vedere che adesso i meccanismi iniziano a girare».
Ha giocato nel Napoli che si avvia allo scudetto e ha allenato il Frosinone a un passo dalla promozione, oltre al Catania che è tornato nei professionisti e al Catanzaro promosso in B.
«Vuol dire che è il mio anno: devo sfruttarlo anche da ct».
Fonte: Il Mattino