De Laurentiis: “Ho rifiutato miliardi di euro da un fondo arabo per vendere il Napoli”

Le parole di Aurelio De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis ospite di un Focus al Sole 24 è intervenuto sul tema dei fondi e del progetto Napoli per il futuro. E parla anche di Milan-Napoli la sfida ai quarti in Champions. «Forse porta fortuna non andare a Milano, visto che Scaroni non è venuto al Maradona domenica», dice il patron azzurro.O il calcio lo si intende come un’impresa, ma purtroppo da noi lo è in metà, o non si va da nessuna parte. Il mio modello è sempre stato il cinema: ho fatto 400 film e sono un imprenditore puro. Ho sempre giocato a basket, di calcio sapevo poco quando ho preso il Napoli. La prima cosa che ho fatto, come nel cinema, è stato quello di chiedere la cessione dei diritti di immagine. A tutti i calciatori ho fatto questa richiesta fin da subito. E chi non voleva cederli non veniva al Napoli. Ho visto che c’era chi come Nike, Puma, Adisas foraggiavano agenti e calciatori e con loro era una lotta, perché per venire da noi dovevano cancellare questi contratti».
Racconta la creazione di valore con la produzione delle maglie. «Ho telefonato a Giorgio Armani e ho chiesto in prestito marchio e asset. Mi ha detto, non lo faccio con nessuno ma a te come faccio a dire di no. Ho preso mia figlia laureata in psicologia e le ho detto di occuparsi di questo. Risultato? Triplicheremo il fatturato rispetto a Robe di Kappa. Io ho dato sempe impportanza al brand, e non capivo certe cose. Se vedo che sono appena 54 le maglie vendute in America ma lì ho 4 milioni di tifosi, mi sono venute le convulsioni. Nel cinema pure ho sempre fatto tutto, produttore, distributore e mi sono preso 350 cinema in Italia quando ho csapito che Cecchi Gori mi creava problemi».
Parla dei fondi. «Sono una cosa importantissima, ma di solito investono in un settore per dare redditività ai propri investitori. Quindi normale che la debbano sottrarre al settore stesso, perché non lo fanno gratis. Sono contrario perché del calcio non capiscono nulla. A me quello che dà fastidio nella Lega che spesso le proprietà non siano presenti. Non è che c’è sempre un manager come Scaroni (l’ad del Milan lo ascolta, ndr), ci sono personaggi che non hanno attributi per lanciarsi nell’oceano perché hanno paura di essere sbtanati da uno squalo. Nel calcio, ci sono manager da 2,5 milioni di euro che da me non farebbero uscieri».
Parla a ruota libera anche di altri temi: «Se mi dicono che ho 83 milioni di simpatizzanti, per una partita di cartello posso attrarre 30 milioni di biglietti virtuali. Non dobbiamo vendere solo i biglietti per la partita».
Dice di no all’acquisto di Sky da parte della Lega. «Comprarlo per 1 miliardo come dice l’ad della Lega. Ma se sta chiudendo in Germania e anche in Italia?: dico di no perché non è il nostro mestiere». Ancora. «Quando sento da quel fondo che mi vuole fare lo stadio, io dico: no, lo faccio da solo. Se deve dare redditività è perché lavora 365 giorni all’anno e non per le venti partite. Tra sindaci, corte di conti e soprintendenze siamo ingessati, come nessuno al mondo».
E poi; «Sulla governance siamo scarsi perché non ci sono persone preparate: ma per sceglierle, dobbiamo fare prima un programma. Licenziare i diritti ai nostri tifosi nel mondo intero? Quanto incasso, 4 miliardi? La media company di cui tanto si parla ha un problema grosso: la pirateria. Sembra che a maggio esca una nuova legge contro la pirateria. 4milioni e 200 mila abbonati abbiamo avuto fino a pochi anni fa, ora siamo a 1,9 milioni, ovvero abbiamo perso 2,3 per strada. Come si recupera, mettendo un tappo: la legge anti-pirateria. Perché in questo scenario anche i fondi scapperebbero…».
Racconta le peripezie sugli stadi. «Siamo indietro anni luce rispetto a tutti. Il problema è che siamo il paese più dolce e appariscente del mondo, ma siamo poi il paese più violento con la presenza di mafia, di camorra. E non aiuta. Prima la Thatcher e poi gli altri che nel 1992 cambiarono le modalità di accesso agli stadi inglesi. Gli stadi per chi? Chi ci protegge? Per farceli distruggere. Tanti anni fa a San siro buttarono in una partita dell’Inter un motorino dagli spalti. Allora se non mettiamo un freno».
E parla del futuro degli stadi italiani. «Dovremmo avere via libera dai comuni che non mettono mano negli stadi da 30 anni. Come? Li cedano alla società per un euro con le garanzie di investire anche 300 milioni. Ma bisogna dare le autorizzazione per fare le cose. Poi esce… Corte dei Conti, Soprintendenze varie. E poi, puoi fare tutto ma tranne il residenziale. Che senso ha? All’arsenal hanno ristrutturato lo stadio, ma al centro di Londra hanno avuto il via libera per realizzare 1,5 milioni di metri quadrati di residenziale, guadagnando 1,5 miliardi di sterline. Allora bisogna capirci: prima Berlusconi, poi Renzi, ora il sindaco di Firenze, nessuno dà una mano. Gli stadi, è facile: c’è bisogno di una propulsiva forza in tutta Italia. De caro, sindaco di Bari, e presidente dell’associazione dei sindaci, raduni tutti».
Va avanti a ruota libera: «Mi accusano di voler fare un modello Nba, ma anche il calcio va rivisitato, anche l’intervallo di 15 minuti non ha più senso. Ma che fanno i ragazzi che stanno a casa? Li stimo deludendo tutti. ma la tv la fa gente che apparteneva al mondo del calcio venti, trent’anni fa».
E sulla violenza. «Se non saniamo il problema dei violenti è finita. C’è una frangia delinquenziale che va eliminata con un decreto legge. Oggi mi incontro con Piantedosi, non sapevo ancora che sarebbe successo tutto quello che è successo domenica scorsa. Dieci giorni fa ho chiesto un appuntamento per dirgli se non riosolviamo questo problema al calcio diciamo addio».
Sulla valutazione del Napoli. 
«Quanto vale? Il Napoli è un giocattolo che appartiene alla famiglia De Laurentiis, perché devo dare un valore, tanto non lo vendo. L’ho preso nel 2004 quando vidi Gaucci pieno di catenine che veniva da Santo Domingo. Mio figlio voleva stare a Los Angeles ma io gli dissi che avevo voglio e ci credevo. Il Bari? Va venduto. Se non cambiano la legge come in Europa dove padre e figlio possono avere due club. Mi piacerebbe tenerlo, sono amico di De Caro. L’ho seguito nel primo anno di serie D, l’ho avviato, poi Luigi mio figlio è stato bravissimo».
Le multiproprietà: «2,5 miliardi per il Napoli offerti da un fondo arabo. E che me ne faccio? Non mi servono. E che faccio poi, mi compro una squadra in Inghilterra, perché mi volete sfastridiare?».
ADLCalcioNapolinews
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