Se n’è stato in silenzio per quasi tutta la partita il Maradona e non solo per il risultato. Hanno cantato e gioito solo i tifosi del Milan esponendo fieri quei bandieroni che allo stadio non si vedono ormai da troppo tempo. Il Maradona era gremito ma spaccato in due: da una parte i gruppi organizzati, il loro sciopero del tifo, la loro protesta con la società espressa anche nel pomeriggio (e all’ottantesimo con fumogeni in Curva B e cori contro il club), le loro rigide posizioni ad un certo punto anche distanti tra di loro durante la stessa partita; dall’altra tutti gli altri, chi è distante da certe dinamiche, tante famiglie, molti bambini, tifosi misti accorsi in massa allo stadio per assecondare l’innocente esigenza di fare il “tifo” per il Napoli. Scene surreali e anche di violenza, tanto spavento sugli spalti, una domenica di festa macchiata da un’atmosfera surreale che resiste ormai da diverso tempo e sulla quale si era espresso anche Spalletti.
PROTESTA. Napoli-Milan era cominciata molto prima del fischio d’inizio. Poco prima delle ore 17 centinaia di tifosi appartenenti a diversi gruppi organizzati si erano dati appuntamento a Piazzale Tecchio per una protesta pacifica contro il caro biglietti per la Champions e, soprattutto, per l’atavica questione dello “stadio teatro” con il divieto di introdurre al suo interno tamburi e striscioni ma anche vessilli e simboli di appartenenza. Una protesta manifestata attraverso cori, bandiere, stendardi, fumogeni. Dentro lo stadio, il caos calmo. E il silenzio. Si tifa senza tifare. Durante la partita sugli spalti si verificano alcuni episodi di violenza e qualche mini-rissa. I gruppi organizzati sono in disaccordo tra di loro, uno spicchio di Curva B resta vuoto per alcuni minuti, il Napoli in campo sembra giocare in trasferta.
SILENZIO. Non bastano cinquantamila cuori a fare un stadio. Ad un certo punto è sembrato di essere in un deserto col suono del silenzio interrotto solo dallo spicchio di tifosi del Milan presenti nel settore ospiti con tamburi, bandiere e megafoni. In tutti gli altri settori, come nelle ultime partite, si faceva fatica a riconoscere i colori, sono nitidi solo il bianco e il rosso dei georgiani presenti come sempre nei Distinti. Non ci sono bandiere o striscioni, le sciarpe sono al collo di tifosi disordinati che si mimetizzano nel nero come colore universale che balza subito all’occhio. Mentre la città si tinge d’azzurro, al Maradona neppure s’intravede l’arcobaleno. È il grande paradosso che sta accompagnando una stagione da sogno.
Fonte: CdS