La vigilia di Napoli-Milan era stata vissuta dai tifosi partenopei con molta apprensione a causa della notizia dell’infortunio di Osimhen.
Si è giocata ieri sera alle 20:45 allo stadio “Diego Armando Maradona” la sfida tra il Napoli e il Milan, valida per la 28° giornata del campionato di serie A. Un match che è stato solo l’antipasto rispetto alla doppia sfida che azzurri e rossoneri vivranno nel giro di quindici giorni in “chiave europea” e che varrà l’accesso alle semifinali di Champions League. Ad imporsi con un incredibile 4-0 sono proprio i rossoneri che ieri hanno dominato in lungo e in largo un Napoli in balia delle mille polemiche interne.
Ecco, di seguito, i principali spunti del match:
- L’inutile tema: non parlerò in questo approfondimento di nessun singolo (o almeno non della sua prestazione) perchè il Napoli visto ieri ha davvero sbalordito in negativo per la (scarsa) tenuta del campo e la grande fragilità mentale. In una serata del genere è inutile cercare scuse e anzi sono tutte le componenti partenopee a doverle fornire a chi è rimasto malissimo. Non chiederemo ad esempio a Spalletti del perchè, vista l’assenza di Osimhen, non abbia preferito affiancare Lozano a Simeone, nè sul perchè ci siano voluti ben sessantotto minuti per effettuare i primi cambi dalla panchina. E non chiederemo nulla neanche sull’approccio al match nè sul perchè da due anni Pioli riesca ad incartare al Maradona il centrocampo azzurro con la solita aggressività. Però personalmente non accetto che a fine partita il buon Lucio, con tante cose che avrebbe potuto dire, si sia soffermato sul diverbio con Maldini, che non toglie e non aggiunge nulla e soprattutto non ci fa capire il perchè di quanto ammirato. Sarebbe bastato semplicemente chiedere scusa.
- I professionisti: tra cento anni quando un marziano sceso sulla terra si chiederà se davvero il 02/04/2023 un gruppo di persone definito “ultrà” avesse manifestato prima della partita contro il Milan con fumogeni e poi si sia recato alla stadio mantenendo il silenzio nei confronti della squadra del cuore (che ricordiamo era prima in classifica a + 19 sulla seconda) per novanta minuti. E non solo perchè questi “liberi professionisti” (chissà se esiste un albo ad hoc!) hanno prima intonato cori contro il presidente De Laurentiis e poi acceso delle risse in curva scagliandosi contro coloro che si erano ADDIRITTURA permessi di tifare nonostante il loro veto. A questi cialtroni (non ho mai utilizzato una parolaccia nei miei pezzi e mai lo farò) vorrei ricordare che la scorsa estate si lamentavano perchè volevano vincere e ora che siamo a un passo dal possibile sogno scudetto hanno finalmente gettato la maschera: LORO NON VOGLIONO VINCERE MA SEMPLICEMENTE POTER LUCRARE SUL NAPOLI!!! Sarebbe bastato semplicemente chiedere scusa.
- I “napulindegni”: se esiste un malcontento di una parte (a mio avviso non sana) della tifoseria, lo si deve anche a personaggi, in teoria giornalisti, la cui notorietà fin qui era pari a quella che oggi hanno i Gazosa dopo aver vinto il Festival di Sanremo giovani nel 2001. Già perchè loro hanno deciso di utilizzare uno pseudonimo per cavalcare l’onda dell’insoddisfazione e inventarsi un pazzesco slogan (A16), che avrebbe fatto impallidire il più innovativo dei comunicatori di professione. Qualcosa però è andato storto in questi sette mesi e allora tali fenomeni hanno iniziato a prendersi il merito degli acquisti estivi (ROBA DA STRAPPARGLI IL TESSERINO AMMESSO CHE LO ABBIANO) per salire ancora una volta sul carro dei vincitori e illuminare le menti dei propri adepti. Così i record del Napoli li hanno portati a sviare su temi diversi e necessariamente non polemici, finchè il “caro biglietti” è diventata un’ occasione troppo ghiotta per ritornare a essere populisti e aizzare nuovamente il malcontento delle folle. E se ieri l’immagine di Napoli e del Napoli ne è uscita fortemente danneggiata lo si deve anche a questi “Masanielli moderni” che per dieci minuti di notorietà probabilmente si sarebbero venduti la mamma. Sarebbe bastato semplicemente chiedere scusa.
- L’immaturità: se il Napoli è una squadra forte o debole mentalmente lo si vedrà solo nelle prossime ore in allenamento e soprattutto nella trasferta di venerdì sera a Lecce, già perchè quella contro i salentini è una partita che ci dirà se e quante scorie sono rimaste nella testa dei ragazzi. Il vantaggio in campionato resta molto buono (al netto della politica che sta facendo di tutto per salvaguardare la Juventus) ma bisogna che tutte le componenti della città facciano il loro dovere fino in fondo. Basta con i preparativi per la festa e le celebrazioni (atteggiamento mediocre da chi non ha mai vinto nulla e ora quasi sboroneggia), basta pensare alla Champions League (possiamo e vogliamo andare quanto più avanti ma si ragiona gara per gara), basta proteste e guerre intestine che ci sono costate già sei punti (Lazio e Milan) e basta anche alle sparate del presidente (che era stato intelligentemente in silenzio per diversi mesi). Questa sconfitta ci riporta tutti sulla terra e, viste le proporzioni, potrebbe favorire lo sprint finale ma solo se ognuno farà la propria parte.
Articolo a cura di Marco Lepore