Spalletti: «Più 19, merito tutto nostro. Il Maradona senza tifo ci penalizza!”

Quando Luciano Spalletti abbandona il proprio corpo, si sveste della tuta e si trasforma in maître à penser, Napoli sta uscendo definitivamente dagli equivoci, spezzando ogni forma di ambiguità dialettica. «L’infortunio di Osimhen pesa ma l’eventuale silenzio delle curve finirebbe per penalizzarci almeno quanto l’assenza di Victor». Se scendesse un marziano su Napoli e desse un’occhiata intorno, la sua espressione stupita racconterebbe il paradosso, perché proprio adesso, mentre lo scudetto sta diventando delirio, intorno a una squadra pronta a riscrivere la Storia potrebbe calare un pesantissimo gelo. Un altro, al posto di Spalletti, sfrutterebbe la diplomazia di facciata: ma mentre Napoli-Milan sta per cominciare e le curve hanno annunciato una specie di sciopero del tifo, per protestare contro il caro-prezzi di Champions, l’allenatore che sta risistemando i conti con il calcio dopo 33 anni, con dolcezza invoca una riflessione. «Apprezzo i sacrifici fatti per acquistare i biglietti, comprendo quanto sia difficile, però so bene che tutto ciò che abbiamo creato è stato possibile realizzarlo con la presenza della nostra gente. Non sentirli, sarebbe per noi penalizzante».

 

LA SUA NAPOLI

 

Perché quest’uomo che in due anni ha rivoluzionato l’esistenza (calcistica) di Napoli, ha scelto di calarsi tra quella gente, la respira dall’alba al tramonto («al mattino vado con Ciro, il manutentore del Centro, che mi parla in napoletano e vorrei impararla bene questa lingua bellissima») e sa che sta per succedere qualcosa di estremo: «Non saremo superficiali. Vedere le strade imbandierate ci riempie d’orgoglio ma noi dobbiamo mettere ancora la parola fine. Ci aspetta una sfida importante, contro i campioni d’Italia in carica».

E sarà, stasera, solo il primo di tre atti, con vista sulla Champions, che da questa sfida potrà essere in qualche modo orientata: «Sono curioso anche io di capirlo. Potrebbe accadere».

Quello che succederà dopo, intorno al proprio contratto e ad un rinnovo che non sarà certo legato al diritto d’opzione, diventa un dettaglio: «Non perdo tempo in cose che secondo me sono banali rispetto al traguardo. Del mio contratto non mi interessa».

E ripensa alla classifica: «L’anno scorso il campionato era ancora aperto a questo punto della stagione con tre squadre in pochi punti. Se adesso ne abbiamo 19, vuol dire che i meriti sono nostri». Spalletti on fire…

 

Fonte: CdS

 

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