L ’ ultima volta, e si era a settembre, giocarono più o meno quelli che ci saranno stasera: poi, per ridare un senso alla propria idea e cominciare anche a spargere genialità che riempissero la storia, Spalletti tirò fuori Raspadori, chiese a Simeone di fare qualcosa che ricordasse Osimhen, e le luci di San Siro divennero accecanti. Chissà se il Napoli è nato quel giorno o prima o dopo, probabilmente è un dettaglio, ma quello fu un segnale che servì pure per cancellare il recente passato – la sconfitta del 6 marzo 2022, il primo cedimento nella corsa a «quello» scudetto – e per far pace con se stesso, aggiungendo al talento l’autorevolezza. Mentre Napoli-Milan sta per cominciare, è profondamente chiaro che lo sviluppo della partita sarà misterioso, perché le trappole non s’annunciano ma si sistemano, ma Spalletti che con Pioli ha perso una sola volta, e fu proprio quella, sa che il diavolo ha preparato le pentole e pure i coperchi. È una partita strana ed egualmente priva di calcoli ma non di strategie: al Napoli serve per riacquisire il proprio ritmo, per starsene a distanza sempre assai ragguardevole da chi insegue nelle brume della classifica, per analizzarsi in prospettiva Champions e per inquietare psicologicamente il Milan. Fonte: CdS