Lobo/Tonali, non si vive di solo play il regista diventa incursore

Prendete l’idea classica del regista di un tempo, quello che gioca sempre in orizzontale, che tocca sempre il primo pallone dell’azione, che non supera mai la propria metà campo. Bene: ora mettetela da parte. Perché Lobotka e Tonali sono registi del terzo millennio, play 3.0, pensatori in verticale. E la cosa bella è che tra i due ci sono modi totalmente diversi di interpretare il ruolo. Lobotka è il più tradizionalista, ma solo perché gli piace sempre impostare l’azione. Per il resto è modernissimo: attacca la profondità, salta l’uomo e soprattutto vede la giocata in verticale per lanciare il compagno già proiettato in attacco. Diverso ancora il modo di approcciare la partita di Tonali. Lui è nato regista, anche perché il taglio di capelli e la maglia del Brescia riportavano troppo facilmente a Pirlo, ma Tonali ha reinterpretato tutto. Parte leggermente più laterale, e soprattutto guarda solo la porta avversaria. Non si volta mai indietro, anzi. Quando arriva un pallone vagante lui c’è. Si avventa con la cattiveria di un killer d’area di rigore trasformandosi più in mezzala che in mediano: un’evoluzione quasi naturale all’interno di un calcio che guarda sempre avanti. Entrambi hanno sei occhi e riescono sempre a vedere il compagno messo nella migliore posizione per ricevere la palla. Fonte: Il Mattino

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