NAPOLI – È sempre il mese di Kvaratskhelia, è proprio l’anno del Napoli, perché i numeri – saranno anche aridi – non mentono mai. È ancora, è di nuovo Kvara «Player of the Mounth», l’ala più trasversale del calcio moderno, quello che trascina oltre le barriere del tifo e fa innamorare chiunque: a marzo, ritocca a lui, come a febbraio, come ad agosto, come una stagione nella quale il Napoli s’è preso cinque di questi trofei – cinque su otto, eh – perché intanto già erano stati premiati Kim (a settembre scorso) e Osimhen (a gennaio), tanto per gradire. Kvara ha rivinto per distacco, leader indiscutibile di una cinquina niente male, perché con lui (sul sito serieapotm.easports.com) c’erano pure l’ormai solito Kim, Laurienté, Rabiot e Udogie, il meglio di questo marzo pazzo, ma per modo di dire.
RICONOSCIMENTO. Kvara ci ha messo, nelle sue tre partite di campionato, il capolavoro con l’Atalanta, il rigore di Torino e però poi prestazioni sufficienti per scatenare i clic e per spingerlo domenica, prima che cominci la gara con il Milan, a ritirare per la terza volta un riconoscimento che si sta conquistando «scioccando» il calcio italiano. «Le selezioni hanno tenuto conto delle analisi evolute di Stats Perform, realizzate a partire dai dati tracking registrati con il sistema Hawk-Eye. Il sistema di rating, brevettato nel 2010 con K-Sport e validato scientificamente, considera non soltanto i dati statistici e gli eventi tecnici, ma anche i dati posizionali. Ciò permette di analizzare aspetti cruciali come il movimento senza palla e dunque i movimenti ottimali, le scelte di gioco, il contributo all’efficienza tecnica e fisica della squadra, che permettono una valutazione oggettiva e qualitativa della prestazione. Per il calcolo finale sono state considerate le giornate dalla 25esima alla 27esima».
LO SHOW. E così, lo show cominciato a Verona, a Ferragosto, con tanto di gol e di assist, con quei dribbling secchi che hanno scatenato Napoli, Kvara ci ha aggiunto altro: dicono le statistiche, che un valore ce l’hanno, che la «doppia-doppia», mutuando il basket, si compone di quattordici reti e di altrettanti passaggi decisivi, Champions compresa. In serie A, niente male, dodici più dieci. Un genio che si è abbattuto sul campionato italiano e l’ha conquistato, l’idolo del «Maradona» ma più in generale, per gli esteti del calcio, un piacere per gli occhi e la testimonianza, l’ennesima, è nel riconoscimento del premio calciatore del mese. Siamo già a tre e non è ancora finita, ma già come lui non c’è nessuno. Fonte: CdS