Dopo l’addio al calcio giocato, Andrea Ranocchia si gode la vita e la famiglia nel suo feudo umbro. Tra un corso intensivo di inglese, qualche partita a padel (ora che ha completato la riabilitazione dopo la frattura al perone che nel gennaio scorso l’ha portato a un ritiro prematuro) e le varie attività connesse al Borgo Antichi Orti, boutique hotel ricavato da un monastero benedettino del 1444 ad Assisi, che lo assorbono più di quanto si possa pensare, l’ex difensore ci regala un punto di vista privilegiato su Luciano Spalletti e Stefano Pioli, i tecnici di Napoli e Milan che in 17 giorni tra campionato e Champions si affronteranno in tre sfide infuocate. Ranocchia è stato allenato da Pioli soltanto per un paio di mesi tra il novembre 2016, quando Stefano subentrò a Roberto Mancini sulla panchina dell’Inter, e il gennaio 2017, col difensore che andò in prestito all’Hull City. Più lungo il periodo nerazzurro con Spalletti, un biennio che coincise col ritorno in Champions dopo stagioni difficili.
Andrea Ranocchia, che ricordi ha di Pioli e Spalletti?
«Per una questione cronologica e di durata del rapporto professionale, con l’attuale tecnico del Milan ho potuto legare meno. Anche perché arrivò all’Inter quando io avevo già la testa al mercato. Tanto che dopo poco andai in prestito all’Hull City, in Premier. Ma gli ho fatto i complimenti per lo scudetto e lui mi ha scritto dopo il mio ritiro. Certo, con Spalletti ci sentiamo più spesso».
Con quale dei due allenatori si faticava di più in allenamento?
«Bella gara, ci davano dentro tutti e due. Appena arrivato, Pioli quasi ci minacciò, disse che non sapeva come ci preparavamo prima, ma che ci avrebbe “massacrato” fisicamente. Fu di parola. Entrambi sono quasi maniacali nella preparazione della partita e nello studio dell’avversario. Forse Stefano è più metodico nel modo di impostare il lavoro quotidiano, mentre con Luciano si variava un po’ di più il menù».
Spalletti arrivò all’Inter avendo già vinto in Russia e sfiorato lo scudetto con la Roma. Pioli invece al tempo era meno “formato” a un certo livello.
«Vero, ma il milanista non sembrava assolutamente intimidito dall’ambiente. Aveva le idee chiare a livello calcistico ed era molto sicuro di sé anche nel proporsi».
Quali differenze ricorda nel rapporto con lo spogliatoio?
«Hanno caratteri più simili di quanto possa sembrare. Sono molto diretti e genuini. Da buon toscano, Luciano è più anfitrione, portato alla battuta. Ammaliante con i giocatori come lo si vede in conferenza stampa».
Lei giocò poco con entrambi. Il rapporto con l’allenatore è per forza legato a quanto spazio concede al giocatore?
«Per me no. Quello che conta è il lato umano, se e come ti vengono spiegate le esclusioni. Con Luciano giocai di più anche perché nelle situazioni disperate mi schierava da attaccante…».
A Spalletti la lega anche il famoso episodio del tifoso aggredito verbalmente durante il ritiro di Brunico perché la stava contestando.
«L’aggressione andò vicina all’essere anche fisica, per poco non gli dava due schiaffi…(ride, ndr.). E’ stata la prima volta che un allenatore ha preso le mie difese in quel modo. Un episodio che non dimenticherò mai, che mi ha aiutato in un percorso di rinascita che però avevo già intrapreso da solo. Il suo lavoro all’Inter è stato parecchio sottovalutato. Per Spalletti andrei anche in guerra».
La stessa sensazione che si ha vedendo i suoi giocatori attuali a Napoli.
«Sta facendo un capolavoro, giocano benissimo e si vede che c’è grande compattezza tra tutte le componenti. Tifosi compresi. Ma anche Pioli al Milan ha saputo creare un gruppo molto unito».
Come vede le tre sfide in 17 giorni che attendono Milan e Napoli?
«Gli azzurri hanno mostrato una superiorità evidente. Sento dire che le altre hanno sprecato tanto, ma il Napoli è uno spettacolo e ha acquisito grande sicurezza. La Champions però è un’altra storia, sapere che se sbagli una partita sei fuori cambia le prospettive. Più che la maggiore tradizione rossonera nelle Coppe, credo sia questo l’elemento che potrà livellare una sfida in cui vedo comunque leggermente favorita la squadra di Spalletti. Sperando che poi ci sia una sfida italiana anche in semifinale. Il 19 aprile torno a Milano per vedere Inter-Benfica».
Fonte: Gazzetta