Antonio Corbo, giornalista, è intervenuto a Radio Marte nel corso di “Forza Napoli Sempre” condotto da Gianluca Gifuni.
«Ho scritto l’editoriale di ieri perché sono rimasto un po’ deluso. Dopo l’annuncio del rinnovo di Spalletti da parte del presidente mi sarei aspettato un commento dell’allenatore, una, due, tre, quattro parole da parte sua. Questo silenzio, questa pagina bianca, invece, mi ha sorpreso e l’ho evidenziato. Io credo che Spalletti debba essere contento soprattutto per quello che ha realizzato, cioè un piccolo capolavoro. Ha dimostrato di essere una grandissima guida della squadra. Paragonando il Napoli alla Nazionale è venuta fuori l’aridità, l’opacità, la debolezza del gioco dell’Italia contro la perentoria bellezza della squadra di Spalletti. Gianni Minà ha creato un giornalismo nuovo che nessuno ha saputo imitare, quello della grande intervista. Sapeva farla e sapeva assicurarsi la disponibilità di personaggi più importanti al mondo nel dialogare con lui. E ne è venuto fuori un capolavoro di giornalismo. A Napoli o in Italia lo ricordiamo per Maradona ma Minà metteva insieme a cena da Checco il carrettiere Cassius Clay, Garcia Marquez, Benigni e altri. Dai grandi della terra Minà ha avuto un’estrema fiducia perché le sue interviste erano profonde, mai subalterne, senza rossori né timidezze; domande dirette con risposte altrettanto dirette, riportate in maniera fedele. Questo aprile “indiavolato” ci riporta in mente le sfide con i rossoneri di Berlusconi. Era la sfida con l’Ingegnere e il Dottore, rispettivamente Ferlaino e Berlusconi che si sono affrontati in una sfida superlativa. Il Napoli ha un po’ sofferto, in seguito, perché è cominciato il declino economico della città a cui è corrisposto anche quello della squadra»