In fondo fa lo stesso effetto dire: 23 punti di differenza. Una enormità. La staffetta tricolore ci sarà domenica sera. D’altronde, in classifica è come girarsi indietro e guardare un puntino in fondo al rettilineo. Per gli amanti del ciclismo, è come vincere il Giro con un distacco di qualche ora. Ci sono tre Napoli-Milan in 12 giorni. Con Spalletti che tiene ben a mente il paradosso di Zenone quando racconta di Achille e della tartaruga dove il più veloce arriva dietro a quello più lento. Insomma, per Lucianone con il foglio della classifica di serie A si può tranquillamente fare un aeroplanino di carta in vista dei quarti di Champions. Il canyon chiamato campionato potrebbe consegnare lo scudetto al Napoli tra fine aprile e inizio maggio, le finestre matematiche utili non si contano. I campioni d’Italia sono la grande delusione dell’anno: dai flop del mercato estivo, alle cadute in campionato una dietro l’altra. Un cammino stentato con Pioli, l’eroe dello scudetto, che ora è in bilico. Sembra strano, ma il Milan è stato di esempio per De Laurentiis: lo scudetto dello scorso anno ha dimostrato al club azzurro che si vince anche con in quinto monte ingaggi della serie A. Perché, chi più paga i propri calciatori, non è poi detto che arrivi primo. Ecco, prendete il Milan di Cardinale: nel 2018 inizia la stagione con un monte ingaggi da 129 milioni di euro, alle spalle solo della Juventus. Pesava Higuain (9 milioni netti). In due stagioni, il taglio è stato radicale: a settembre del 2020, il monte salari era pari a 79 milioni lordi. E adesso, in questa stagione, è attorno agli 81. Fonte: Il Mattino