Spalletti “giocatore” con Don Merola per ‘A Voce d”e creature

Quando parli di Luciano Spalletti a don Merola si illuminano gli occhi. I cinquemila euro del premio Bearzot devoluti dal tecnico del Napoli alla fondazione “A’ voce d”e creature” fanno solo da corollario. “Serviranno a comprare maglie, palloni, aggiustare i campetti e mettere in condizione qualche ragazzo di imparare le arti bianche, vale a dire il mestiere di pizzaiolo”.
“A’ Voce d”e creature” nasce nella storica “Villa di Bambù”, il boss Raffaele Brancaccio, ragioniere del clan Contini, clan di spicco negli anni 80/90. Quartiere Arenaccia- Poggioreale, duecento ragazzi e quindici operatori. Semiconvitto e una idea: «Con i campi di calcetto si sottraggono i ragazzi alle babygang». Una idea entrata dritto al cuore di Luciano Spalletti. Padre Merola racconta: «Non abbiamo mai avuto la possibilità di parlare a lungo, si è interessato alla nostra fondazione grazie ad un amico comune. Dopo aver vinto il premio e deciso di donarlo alla voce d”e creature mi ha chiamato: “Tu dici sempre che non vuoi tifosi ma giocatori per il tuo campionato. Ecco, io voglio essere un giocatore, non un tifoso“. Una frase che è andata dritta al cuore perché ha capito perfettamente il nostro spirito». Spalletti un «personaggio positivo», uno di quelli da indicare come esempio. «Ho il suo numero di cellulare che non darò neanche sotto tortura. Mi ha chiesto di venire a farci visita per toccare con mano il lavoro che facciamo. I ragazzi sono in fibrillazione».
Fonte: G. Agata, Il Mattino
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