Le ventitré vittorie in campionato e pure le sette in Champions, restano un bagaglio del passato, da adagiare in fondo alla memoria: «Non contano, lo sappiamo e lo abbiamo capito. Si riparte da zero. Guai sentirsi appagati, e a noi non capiterà, sarebbe quello il peggior nemico da affrontare». C’è una folla che l’applaude, le telecamere che lo svelano, e quel premio Bearzot – con i suoi cinquemila euro devoluti in beneficenza alla Fondazione “a voce d’e creature”, di don Luigi Merola – che lo riempie d’orgoglio, perché il «vecio» è stato il calcio e anche uno stile di vita, da rappresentare proprio adesso, con diciannove punti di vantaggio sulla seconda che diventano dettagli esistenziali: «L’affetto di Napoli si percepisce anche stando fuori, quando si vedono le immagini dei panorami e quelle di Maradona. Qui sono tutti appassionati e diventa inevitabile doversi confrontare con le pressioni e assorbirle. Ma questo è ancora il momento del lavoro, poi si vedrà…». Nell’infinito, c’è la Storia che l’aspetta.
Fonte: CdS