De Laurentiis: “I miei contratti sono unici, quindi nessuno si muove se noi diciamo di no”

Chissà cosa accadrà, nel momento in cui l’aritmetica diventerà una sentenza («Sarà una super festa, ci collegheremo con quindici città nel Mondo: abbiamo ottantantré milioni di simpatizzanti, come ci è stato certificato da un istituto di ricerca, e quindi, laddove dovesse accadere quello che speriamo accada, ci connetteremo con i nostri tifosi all’estero») e chissà cosa succederà quando poi, come ogni estate, si finirà per ritrovarsi in quel caos che si chiama mercato con le sue bancarelle dei sogni o degli incubi, dipende dai soggetti: «Vedremo. C’è sempre la proposta indecente ma i numeri li fanno gli altri e parlare di soldi è sempre un fatto volgare. Noi aspettiamo. Nel Napoli ci sono dei ragazzi straordinari. Però i miei contratti sono unici, vengono dal mondo del cinema, quindi nessuno si muove se noi diciamo di no».
L’idea è di aprire un ciclo, lasciando che questa specie di luna park costruito in diciotto anni, resti lì, immutabile, semmai arricchito d’altro da sistemare al fianco di Osimhen e di Kvaratskhelia. Ma è ancora presto per sbilanciarsi, per entrare nel dettaglio su quell’universo perfido che poi chissà se si potrà domare però, intanto, val la pena di starsene con la testa lungo le highway di Los Angeles e sentirsi nelle orecchie il dolce suono di quel ciak che in fin dei conti gli ha cambiato la vita: «Se faccio film che piacciono solo a me, sarebbero dei grandi insuccessi. Io ho lavorato per la nostra gente, per chi ha il Napoli a cuore. Nel 1996 avevo immaginato di unire cinema e calcio, nel ‘99 mi presentai con un assegno di 125 miliardi e Ferlaino mi fece causa. Nel 2004 ero a Capri per le vacanze e non sapevo che il Napoli fosse fallito. Ci provai, contro il parere di mia moglie e di mio figlio Luigi, che voleva impadronirsi di Hollywood».  
Non c’era uno scudetto nella sceneggiatura di quell’epoca.

 

Fonte: CdS

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