Elmas seguiva Spalletti dai tempi della Roma, era poco più di un ragazzino e se ne invaghì, da curioso spettatore, quando dalla sua Macedonia già sognava un giorno di giocare in Italia: «Mi piaceva la Roma e poi c’era Totti che era un fenomeno».
Retroscena e aneddoti di un passato diviso tra partite in strada con le scarpe a fare da pali, lo studio e la pasticceria di famiglia dove Elmas ha scoperto, sin da piccolo, cosa significasse sacrificarsi per arrivare in alto: «Non è che mi piaccia tanto correre, ma lo faccio da quando ero bambino, sono abituato, e nel calcio moderno se non corri non vai avanti». Poi c’è Ostigard, l’alternativa perfetta, che se ne sta buono in panchina e a chi gli domanda se non giocare sia un peso risponde con un po’ di sana filosofia: «In effetti vorrei giocare di più, ma sono in una grande squadra e ne vado fiero, e poi marcare Kvaratskhelia e Osimhen in allenamento non è poi così male…».
DOLCI SACRIFICI. Elmas è sorridente, ai microfoni di Dazn, mentre racconta della sua infanzia («a tre anni i primi calci al pallone»), del suo arrivo a Napoli, dei suoi sogni, di Spalletti: «Per noi è il Comandante, è il nostro Alessandro Magno. Ha creato un grande gruppo, con lui cresciamo e ci divertiamo stando insieme. La palla va velocissima e noi con lei. Tra i compagni, Kim è quello che mi sta impressionando di più, ma potrei citarne tanti, da Mario Rui a Di Lorenzo, da Lobotka a Kvara, da Anguissa a tutti gli altri. Siamo una grande squadra. Non ci sono solo undici giocatori forti». Elmas ha riconosciuto subito Napoli: «Ricordo le strade strette, la pizza appena sceso dall’aereo, il mare, il calore, il caffè di Tommaso, il più buono mai bevuto. Ma la pizza non la batte nessuno e ne mangio tantissima». Il macedone deve tanto alla sua famiglia e all’educazione ricevuta: «Dovevo sempre finire prima i compiti altrimenti mamma non mi faceva uscire, neppure quando c’era la Champions. Prima lo studio. E poi la pasticceria di papà. Lo aiutavo la sera fino a tardi. Lui non aveva tempo di seguire il calcio, lavorava sempre. Ora lo fa: ci sono i miei fratelli con lui».
COME UNA GARA. Elmas gioca più di Ostigard, eppure il norvegese – cinque gare in campionato, 500 minuti in stagione, un gol in Champions ai Rangers – si dice «fiero del suo percorso» perché «il Napoli è una grande squadra e stiamo vivendo una stagione straordinaria». Il centrale ex Genoa si racconta dal ritiro della propria Nazionale e spiega perché questo status di alternativa sempre pronta all’uso non vada disprezzato: «So che è complicato giocare sempre quando hai tanta concorrenza e a Napoli ci sono grandi difensori. Io sono sempre pronto a dare il mio contributo e poi marcare Kvara e Osi in allenamento equivale ad una partita perché impari tanto da loro. Comunque non perdo le speranze di avere più spazio da qui alla fine della stagione. Per la Nazionale vale lo stesso ragionamento: l’importante è farsi trovare sempre pronti quando è il tuo momento». Fonte: CdS