La Gazzetta dello sport mette in campo Italia e Inghilterra. Le possibili formazioni

Nel segno di Mateo Il fatto che Mancini, un anno fa, avesse pensato di richiamare in servizio un Balotelli minore per la partita di Palermo e si sia poi pentito di non averlo fatto, spiega bene la situazione che si è ulteriormente aggravata. L’attacco azzurro è uno dei tanti fiumi italiani inariditi. Mentre il collega Southgate può perdere Rashford senza stracciarsi le vesti e lasciare a casa Abraham e Sterling, Mancini deve scegliere tra Wilfried Gnonto, 19enne, mai passato dalla Serie A; Gianluca Scamacca, panchinaro del West Ham, che non segna in Premier dal 4 gennaio; e Mateo Retegui, 23 anni, debuttante pescato in Argentina. Naturalmente la grande curiosità è lui, el Chapita di San Fernando, che ieri il Mancio ha coccolato accostandolo al primo Batistuta. Coviamo la speranza di un’esplosione alla Schillaci, di cui condivide cromosomi siciliani. Ha il gol incastrato nel cognome, Rete-gui, buon segno, e una garra promettente. L’aggettivo più speso in questi giorni per descriverlo è “cattivo”. Cattivo come Vialli quando braccava la palla. Mateo ha la cattiveria di Luca e il sangue argentino di Maradona, le due anime che galleggeranno nel cielo di Fuorigrotta. Avremo la sensazione di vederli in campo, come in quella maledetta (per noi) semifinale di Italia ’90, quando la parte più napoletana del San Paolo urlava “Diego! Diego!” per coprire i fischi e gli insulti degli altri. Non è che le falde acquifere della nostra difesa siano molto più generose. Riposta in biblioteca l’enciclopedia Bonucci-Chiellini, che ha fatto scuola, come il dizionario Devoto-Oli, li sostituiamo con la coppia Toloi-Acerbi, 32 e 35 anni. In attesa che sboccino, finalmente, i nipotini di Nesta, Maldini, Cannavaro. Ai due nerazzurri il compito di fermare l’Uragano Kane: 53 gol in 80 partite. Toloi e Acerbi, riemersi da esperienze negative (Roma, Milan), stanno dando il meglio a fine carriera. In due contano 36 gettoni in Champions. L’inglese Foden, da solo, già 42 a 22 anni; Bellingham 23 a 19 anni. Per dire come altrove i talenti sboccino con facilità.

Più scelte e più pronti Buon per noi che Gareth Southgate resti ostinatamente affezionato a Harry Maguire, gattone di marmo al centro della difesa. Definito “fantozziano” dal Guardian, criticatissimo in patria, consideriamo il c.t. inglese un buon amico da quando, nella finale europea, scelse tre rigoristi entrati a freddo nell’inferno di Wembley: naturalmente sbagliarono. Ma da quel giorno la sua Inghilterra è cresciuta più della nostra. Anche grazie al buon Mondiale giocato in Qatar: contro la Francia meritava di passare. Southgate ha più scelte e giovani più pronti e temprati da un campionato più allenante. Saka, che sta facendo vincere la Premier all’Arsenal, 12 gol, non è più quello preso per il coppino da Chiellini. Più facile che prenda per il coppino qualcuno dei nostri. Gli inglesi sono più forti e favoriti, anche se non ci battono mai. Fonte: Gazzetta

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