C’era una volta la scaramanzia, ma ora lascia spazio alla festa

I visi. Ci sono tutti. Da Meret a Osimhen, passando per Di Lorenzo, Kim, Anguissa, Lobotka, Kvara e tutti gli altri. C’è anche Spalletti, ovviamente. “Uh, ‘o ciuccio vola”, recita un lenzuolo azzurro e lungo quanto l’intero fabbricato. C’era una volta la festa di Napoli che prendeva forma. Bandiere, striscioni, festoni, le prime opere: ai Quartieri Spagnoli hanno dipinto lo scudetto su una scalinata e nei rioni sono cominciate le collette popolari per acquistare le stoffe. Napoli prepara la tavola e il vestito della festa. Scontato il dress code: azzurro. E azzurra comincia a diventare la faccia felice della città. Dal centro storico a Chiaia, passando per il Vomero, Posillipo, i Camaldoli e le periferie. Strade, palazzi, case, balconi. La scalinata dei Quartieri che sulla spinta dei social è diventata famosa come quella di Sanremo è in un posto che non a caso si chiama: Salita Paradiso. Ora, la domanda sorge spontanea: ma Napoli non era la patria della scaramanzia? Certo, ma…La squadra di Spalletti è considerata invincibile anche nella quarta e nella quinta dimensione. Il conto alla rovescia, insomma, è cominciato, anche al Vomero, quartiere residenziale decisamente meno caldo di altre zone. Tipo il centro storico, tipo i dintorni della stazione: il palazzo con le maxi figurine alle spalle di corso Novara è già diventato un’attrazione turistica. Vicino, vicino a quel vecchio tribunale dove il 30 luglio 2004 fu dichiarato il fallimento del Calcio Napoli. Sono trascorsi 19 anni. Ora il colore dominante è l’azzurro. Rinascimento napoletano.
Fonte: Fabio Mandarini CdS
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