Filippo Galli a Il Mattino: “Sì, conta l’esperienza, ma quella dei calciatori in campo”

Filippo Galli, tredici anni e mezzo di Milan è stato un monumento dei rossoneri e negli anni ottanta ne giocò tante di partite indimenticabili contro il Napoli. «Sono state sfide che sono entrate e rimaste nella storie: due squadre di grandissimi livello che a fine ottanta si giocavano i campionati e si divisero i titoli, partite bellissime con tanti campioni da una parte e dall’altra».
Un ricordo particolare di quei Napoli-Milan? «Quando l’allenatore era Liedholm diceva a me di marcare Maradona, giocavamo a zona ma ero io a controllarlo da vicino e avevo il compito di limitarlo: Diego è inarrivabile, il più forte del mondo di ogni tempo, quando lo marcavi vivevi di luce riflessa».
Quel Milan in cui lei era protagonista trionfò anche in Europa: quali sono le prime cose che le tornano in mente di quelle notti magiche di coppe dei Campioni? «Le tre finali vinte, io ero in campo in tutte e tre: subentrai a partita in corso contro la Steaua Bucarest e a Vienna con il Benfica e giocai dall’inizio in quella di Atene del 1994 vinta 4-0 contro il Barcellona».
Quanto può contare il fattore esperienza per il Milan in questo tipo di manifestazione? «Conta l’esperienza internazionale dei calciatori e direi che da questo punto di vista Milan e Napoli sono da considerare sullo stesso piano».
Questo Napoli-Milan di Champions come lo vede? «Il Napoli, scaramanzie a parte, possiamo dire che il campionato lo ha già vinto meritatamente e lì valore assoluto migliore viene sempre fuori. Su due partite invece può capitare di sbagliarne una che possa compromettere il passaggio al turno successivo e la qualificazione può indirizzarsi in un senso o nell’altro: la sfida è aperta».
Cosa le sta piacendo di più di Pioli? «È stato molto bravo recentemente a ridisegnare il sistema di gioco del Milan dal punto di vista tattico proponendo la difesa a tre, che non era una delle sue caratteristiche, ed ha avuto ragione: dopo il 2-2 contro la Roma c’è stato un periodo di difficoltà e la sua modifica dell’assetto ha dato nuove certezze ai rossoneri».
E di Spalletti? «A me come allenatore è sempre piaciuto, è uno caratterialmente sveglio: il Napoli gioca un calcio moderno, vuole sempre fare la partite e ne ha il controllo. Sono suoi grandi meriti, così come lo sono allo stesso modo del presidente De Laurentiis e del direttore sportivo Giuntoli perchè il Napoli pur con partenze di giocatori importanti è riuscito a non sminuire il livello e anzi è riuscito ancora a migliorarsi».
Da ex difensore parliamo delle due retroguardie: chi sono i due pilastri difensivi di Milan e Napoli?
«Nel Milan dico Thiaw, un ragazzo che mi piace molto, ha trovato continuità, è sempre molto attento, chirurgico negli interventi: il suo inserimento con Tomori e Kalulu ai lati ha ridato solidità ai rossoneri. Nel Napoli dico Kim che è riuscito subito a non far rimpiangere Koulibaly».

Fonte: Il Mattino

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