Non ci sono spese faraoniche e nemmeno ossessioni ad alimentarle di continuo. Il calcio italiano che riporta tre squadre ai quarti di finale di Champions dopo 17 anni è frutto di approcci diversi confluiti in una straordinaria capacità di fare la differenza con le idee e gli strumenti a disposizione. Nonostante i guai che ormai da anni accerchiano l’intero sistema a livello nazionale. Inter, Milan e Napoli – in rigoroso ordine alfabetico – segnano la maggioranza del nostro calcio al piano più alto e mettono all’angolo il resto del gotha del calcio europeo, quello che vince a mani basse quando è il momento di comprare i campioni più ambiti a suon di milioni. Le tre italiane invece hanno scavalcato l’ostacolo ricorrendo all’arte della competenza nel momento del bisogno: i nuovi mercati esplorati dal Napoli, i parametri zero che all’Inter fanno la differenza, le virtù del Milan di fronte a molteplici necessità. Oggi la parola passa all’urna: appuntamento a mezzogiorno (diretta tv su Sky e Canale 20), senza teste di serie e senza vincoli. Possibili i derby, possibili i replay tra squadre che si sono già incrociate nella fase a gironi.
NAPOLI AL CENTRO
Essendo in maggioranza, la maggior parte degli equilibri ruota attorno alle italiane. Da vittime predestinate a spauracchi per l’Europa intera, con la possibilità di avere almeno una squadra garantita in semifinale qualora oggi dall’urna dovesse uscire un derby. Dall’effetto sorpresa scaturiscono pesanti aspettative. Dopo l’eliminazione del suo Liverpool Jurgen Klopp si è espresso chiaramente («chi vuole vincere la Champions dovrà battere il Napoli») mentre Pep Guardiola si è detto felice per il ritorno da protagoniste delle italiane, prima di scaricare la pressione sul Napoli. Non ci è cascato Spalletti, lesto a rimettere le cose in chiaro: «Quelle parole non mi rendono orgoglioso, è un giochino che conosco bene, vogliono esporci e farci cadere». Per il resto a nome dei partenopei parlano lo stellare spettacolo offerto sul campo e un’invidiabile sostenibilità economica frutto di addii importanti e nuovi innesti più che mai azzeccati.
Nel sorteggio odierno – a parte le rappresentanti della Serie A – ci saranno squadre che già l’anno scorso erano arrivate ai quarti (Chelsea, Bayern e Benfica), in semifinale (Manchester City) o avevano alzato il trofeo (Real Madrid). La straordinaria eccezione è proprio quella delle italiane, che nell’arco delle due sessioni di mercato per la stagione 2022/23 hanno speso meno di tutte considerando gli otto club rimasti in corsa.
Le follie degli altri. Sommando le spese delle milanesi e dei partenopei si raggiungono quasi le cifre sborsate singolarmente dai colossi Bayern Monaco e Manchester City. Gli inglesi nello specifico si approcciano alle prossime sfide con l’ossessione di sempre, quella che negli ultimi anni (come a Parigi del resto) non ha mai portato il trofeo più ambito nonostante le spese folli dello sceicco. Su un altro pianeta il Chelsea, in virtù del suo mercato da 600 milioni che però non gli risparmia il rischio eliminazione e un anonimo decimo posto in Premier League.
Così come il Napoli fanno scuola anche i due approcci di Inter e Milan, considerate le rispettive situazioni di bilancio. La dirigenza dei nerazzurri è stata quella che ha speso di meno sul mercato, costruendo comunque una squadra in grado di arrivare dopo 12 anni ai quarti di Champions, potendo rivendicare anche tre parametri zero pesantissimi come Calhanoglu, Onana e Mkhitaryan. Nonostante i discussi innesti arrivati dal mercato, il Milan invece ha tenuto fermi quei capisaldi come l’attenzione ai conti e la costante forza di un gruppo arrivato fino al titolo di campione d’Italia. A questo punto l’urna potrebbe tirare fuori il derby di Milano con 180’ tutti a San Siro. In caso contrario, condividendo lo stesso stadio, le norme prevedono che non possano giocare in casa lo stesso giorno e nemmeno nell’arco di 24 ore: se entrambe dovessero essere sorteggiate con la stessa sequenza (andata o ritorno a San Siro), il Milan avrà la priorità in quanto campione d’Italia e la sua partita – rispetto a quella dell’Inter – non verrebbe invertita. Dolci concomitanze che forse nessuno avrebbe prospettato a questo punto della stagione.
Fonte: CdS