L’editoriale di Ivan Zazzaroni:
“Per il presidente Ceferin «è inaccettabile che le autorità italiane decidano semplicemente per il divieto ai tifosi. L’Uefa si è unita all’azione legale intentata dall’Eintracht Francoforte». L’Illuminato sloveno ha ragione: esiste un modo assai più fantasioso per vietare la presenza dei tifosi ospiti ed è quello del Porto che ha lasciato fuori dallo stadio centinaia di sostenitori dell’Inter provvisti di regolare biglietto d’ingresso. «Siete italiani» è stata la spiegazione della polizia portoghese «non entrate per problemi di ordine pubblico». Bravi, è così che si fa, altro che il diktat di Piantedosi effetto degli incidenti avvenuti in Germania. Gli interisti se lo sono presi in saccoccia, mentre oltre 600 tedeschi senza titolo d’ingresso e intenzionati a devastare la città hanno fatto vivere a Napoli una giornata di deliri. Come premio hanno soggiornato gratuitamente al Royal Continental. Chissà se l’Uefa, impegnatissima a tutelare gli ultrà francofortini, si unirà all’azione dell’Inter. Ne dubito. Il calcio europeo ha i dirigenti che si merita, quello mondiale Gianni Infantino che oggi sarà rieletto presidente: batterà il suo unico avversario, Infantino Gianni. Stiamo parlando dell’Elevato che ha appena moltiplicato il numero delle partite e che se ne strafotte di tutti gli allarmi, i rischi, gli infortuni. In primis se ne stra fotte del calcio: più partite, più soldi. Attenzione: il problema del numero eccessivo e intollerabile di gare non è solo italiano, ma tedesco, spagnolo, francese e presto anche inglese. Perché le partite aumentano, ma i calciatori e la qualità dello spettacolo diminuiscono.
Dopo aver letto che l’arbitro Serra ha corretto la sua versione – non più «vai nell’area», ma «vai all’area», più simile ai «vai a casa, vai a casa» detto a Mourinho – invito Ceferin ad andare all’area.
Ad ogni modo Serra aveva ragione: Mou, ti stanno prendendo tutti per il culo, in particolare la giustizia sportiva.
Il nostro triplete in Champions
Siamo lo stesso calcio italiano di ieri e dell’altroieri: in crisi di liquidità, pieno di debiti e senza un’idea (comune) che sia una. Ora però presentiamo di nuovo tre squadre tra le prime otto della Champions. Come 17 anni fa. I teorici dell’estetica sopra ogni cosa, nemici dichiarati del risultatismo, non sanno più cosa inventarsi per evitare di celebrare la difesa, il contropiede, il gioco passivo ma efficace: si sono addirittura dimenticati di come abbiamo vinto l’Europeo.
Solo una delle tre elette, il Napoli, ha mostrato fin dal primo turno un sacco di belle cose, ha fatto spettacolo in tutti i sensi. E quando una squadra riesce a coniugare successi e qualità entra nella storia e non esce più dalla memoria. Milan e Inter hanno superato gli ottavi grazie alla difesa eroica, definita saggia, alla concentrazione, alla voglia e alla disperazione di dover fare risultato. E insieme festeggiano. Se fossero usciti difendendosi, ma anche giocando benino, Pioli e Inzaghi sarebbero stati impalati da critica e tifosi, mentre oggi sono trattati da eroi (temporanei).
Il risultato è tanto, se non tutto; il resto è cazzeggio, materia per alimentare polemiche e antiche o nuove antipatie.
Ne abbiamo tre su otto, dicevo, la Premier due (Chelsea e ManCity), la Liga una (Real) così come la Bundes (Bayern) e la Primeira Liga
Il senso di questa sorprendente impresa è nelle sue origini e non soltanto in alcuni abbinamenti fortunati: il miglior Napoli degli ultimi 33 anni è figlio di drastici tagli (Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian) e idee, oltre che dell’ottimo lavoro di Spalletti; il Milan di un mercato insoddisfacente (De Ketelaere, Origi, Dest, Vranckx, Adli, bene soltanto Thiaw), l’Inter di una campagna di parametri zero (Mkhitaryan, Onana), prestiti (Lukaku, Acerbi) e acquisti deludenti o poco impiegati (Bellanova, Asllani).
In sostanza, abbiamo fatto con quello che avevamo e sappiamo. Solo il Napoli si è spinto oltre, molto oltre.
In questo periodo di soddisfazioni diffuse (stanno decisamente peggio Liverpool, Barcellona, Ajax, Siviglia, Porto, la nostra Juventus e soprattutto il Psg di Messi, Mbappé e Neymar), vi invito a riflettere su queste due conclusioni, l’autore non ve lo rivelo: «Se ci avessero insegnato di meno, avremmo imparato di più». La seconda: «Il calcio è semplice: devi fare l’opposto di quello che fanno i tuoi avversari».
di Ivan Zazzaroni