Lino Guanciale parla di sport con straordinaria competenza, muovendosi dal calcio (tifa Fiorentina da sempre, come suo padre) al rugby (ha vestito la maglia azzurra dall’Under 16 all’Under 19). L’attore di Avezzano, 43 anni, appena tornato su Rai 1 con la seconda stagione de Il Commissario Ricciardi, analizza senza retorica diversi scenari, dalla mancanza di progettualità della Viola al razzismo di alcune tifoserie.
Della Fiorentina di oggi che cosa pensa? «A me Italiano piace, credo sia tra i tecnici con l’idea di calcio più divertente».
Chi altro con lui? «Guardo sempre le squadre di Sarri, ma non posso dire lo stesso per quelle di Allegri o di Mourinho. Quando la tattica prevale sulla voglia di costruire un bel gioco vacillo. Per Zeman infatti provavo vero amore, mi dispiace non averlo mai visto a Firenze».
Torniamo alla Viola di oggi. «Abbiamo giocatori di valore e apprezzo si cerchi di fare un mercato intelligente senza spendere cifre folli, ma mi dispiace che non si riesca a trovare continuità. Vorrei che Firenze tornasse a essere un laboratorio come con Prandelli o Paolo Sousa. Certo, serve pazienza, ma non si possono rivoluzionare le squadre ogni 2 minuti, facciamo lavorare tranquilli gli allenatori».
Teme che Italiano vada via? «Un po’ sì. Invece sarebbe davvero importante trattenerlo e avviare con lui un percorso, i valzer continui non pagano, mentre l’esempio di Gasperini dimostra che saper attendere convenga. Basta con l’usa e getta».
Ha visto la partita di Conference? «Gli highlights e sono stato molto contento per il gol di Barak. Penso che qui la Fiorentina possa emergere bene, per come è costruita e per la mentalità che ha. Mi pare che in questo contesto giochino più liberi di testa, mentre in A prevalgano le pressioni che poi ci fanno fallire anche contro squadre inferiori».
Ora c’è la Cremonese. «E la temo. Con le big sentiamo meno il peso delle aspettative, con squadre così ci vuole solidità. Poi noi siamo dei filantropi, facciamo certi regali… ».
Ricciardi è girato a Napoli: ha avvertito la strana atmosfera che sta montando in città? «Abbiamo finito le riprese prima dell’inizio del campionato, ma ci sono tornato ed effettivamente senti che la città vibra a qualche metro di altezza, aspettando di potersi liberare in un urlo di gioia che mi auguro possa sfogare. Non c’è nessuna squadra in Europa che sappia giocare come quella di Spalletti».
In quanto tifoso viola è anti juventino o in quanto rugbista prevale la sportività?(Ride) «Non sono tra quelli che gufano la Juve a oltranza, ma quando giochiamo contro non mi basta vincere, spero nell’annientamento… Detto questo vale l’etica “terzotempista”, io tifo solo per la mia squadra, ma sono contento si sia rotta questa spirale di vittorie bianconere. E se c’è stato qualcosa di poco limpido nella condotta di una squadra è giusto che venga sanzionata».
Il calcio può essere “terzotempista”? «La Fiorentina ci ha provato anni fa e c’era anche riuscita. Va detto che quello che succede sugli spalti è influenzato anche dall’esempio che danno società, allenatore e giocatori. Poi è ovvio che ci siano frange più radicali che portano nello stadio un malessere che viene da altrove e sono quasi ingovernabili. Siamo indietro, anche perché la Lega non è che si occupi con particolare attenzione di certi problemi, basti guardare i tentennamenti per gli insulti razzisti. Ci sono cose intollerabili che vanno sanzionate. Le gare si devono fermare».
Parliamo del suo rugby? «Sono felicissimo per quanto sta facendo l’Italia, abbiamo ridotto in modo evidente il gap con le altre. Questo è stato possibile grazie a un percorso durato almeno due decenni, un livello di progettualità che abbiamo visto anche nella pallavolo, nel nuoto o nell’atletica. È stato fatto un gran lavoro sui giovani, cosa che invece manca nel calcio. Mancini fa bene a lamentarsi».
Il suo Ricciardi può parlare con i morti… Tra gli sportivi con chi vorrebbe chiacchierare? «Con Maradona, credo fosse una persona davvero interessante per la sua contraddittorietà, i suoi paradossi, le sue fragilità. Avrebbe tanto da raccontare».
Esiste una storia di sport che le piacerebbe portare su grande o piccolo schermo? «La prima epica vittoria dell’Italrugby con la Francia, nel ‘97 a Grenoble. Ero lì con l’Under 18, i francesi avevano paura… Abbiamo vinto con una delle più belle mete mai viste, un coast to coast con tutta la squadra coinvolta. Sarebbe un gran film».
A cura di Elisabetta Esposito – Fonte: Gazzetta