Quattro sconfitte nelle ultime sei partite, la terza di fila senza segnare: con Gasperini in panchina non succedeva dall’ottobre 2018. E contro il Napoli non era mai successo nelle ultime 9 partite. Su una cosa il tecnico ha ragione: molto difficilmente la sua squadra sbraca. E’ questione di dna, dice: «Anche quando siamo andati sotto, ho avuto buoni segnali da tanti giocatori che rappresentano il dna di questa squadra: cardini che possono rappresentare le basi per fare un buon finale di campionato, e ci restano 12 partite per giocarci le nostre chance. Abbiamo dimostrato grande dignità e coraggio contro la migliore del campionato: è quello che chiedo alla squadra» E quello che ha rivisto anzitutto in Zapata, che in coppia con Hojlund aveva giocato soli i 10’ finali a Lecce e 56’ da titolari a Bologna: «Condizione, spirito, abnegazione, attaccamento alla maglia. Hojlund e Lookman restano talenti che ci hanno dato molto, ma con Zapata e Muriel così sento di avere una rosa più profonda in attacco». Restano antichi errori «che in partite che viaggiano sul filo dei dettagli pesano, e ce ne sono in entrambi i gol». Sul primo, al di là della palla persa da Ederson, ci sono sette nerazzurri, oltre a Musso, a dieci metri da Kvara, «e lì abbiamo pensato a proteggere la porta più che andare in pressione. Peccato cominciavamo a pregustare di poter fare risultato». E poi il solito problema della carenza di qualità: «Quando potevamo ripartire, avremmo dovuto essere più precisi per essere più pericolosi».
Fonte: Gasport