Castellini: “Fare il portiere è come fare il prete, è una vocazione. Su Meret…”

Io come Sepp Maier? Lui era più forte di me. Usava dei guanti particolari, me ne feci portare 20 paia, ne regalai uno a Zoff. Adesso tutte le squadre hanno il pallone della Serie A, prima ognuna aveva i suoi palloni personali. Mi prendevo una ventina di palloni da tutte le squadre e quando giocavamo fuori casa mi allenavo con quelli. Il ruolo del portiere è cambiato? Prima si sceglieva di fare il portiere, adesso magari lo scelgono gli altri per te. Ma fare il portiere è come fare il prete, è una vocazione. Ora è difficile plasmare totalmente un portiere, l’istinto però alla fine prevale sempre. Meret l’ho allenato come fatto con Taglialatela e Di Fusco, aveva paura quasi a esprimersi e a parlare.

La sua reazione psicologica quest’anno? Non è facile fare il portiere a Napoli, ti devono battezzare. Non è giusto avere un’alternativa: devono esserci un titolare e una riserva. La concorrenza a Napoli fa solo danni, di fatto Meret è migliorato quando è stato sicuro del posto. A Torino io giocavo spesso con i piedi e addirittura mi davano le multe! Ma ora abbiamo visto che portieri come Alisson e Courtois hanno fatto papere così in Champions. Nelle gare importanti la palla lunga è sempre meglio. Il calcio in realtà non è cambiato di molto, è cambiato soltanto il linguaggio”, queste le parole dell’ex portiere azzurro Luciano Castellini alla trasmissione Legends – Ci vediamo a Napoli, produzione di Nexting, in onda su Napflix e Canale 8 ogni giovedì alle ore 21:00.

“Krol? Lo sento spesso. Io parlavo poco l’inglese, gli ho insegnato l’italiano. A volte sbagliava le parole, per esempio per dire ‘fuori’ diceva ‘fiori’! Ma è stato un grande, ha cambiato la mentalità. Spesso non ci accordavamo sulla marca e sul gonfiore del pallone, a volte glielo rigonfiavo di nascosto e lui era convinto che vincessimo grazie al fatto che era sgonfio. Campioni nel Napoli attuale? Sono tantissimi, c’è qualità. Hanno degli attaccanti che fanno bene a prescindere da chi giochi, basta pensare che le riserve sono Simeone e Raspadori”, ha spiegato Castellini sempre durante Legends – Ci vediamo a Napoli.

“Premier League? I giocatori guardano più ai soldi che all’attaccamento alla maglia. Noi avevamo un gruppo buonissimo, queste sono le cose che restano. Io penso che questi giocatori di oggi quando vanno in vacanza già dimenticano tutto, dobbiamo convincerci che non saranno mai come noi, non hanno i nostri stessi sentimenti. A Torino io ho vinto 13 partite su 15-16 contro la Juventus, quando giocavo prima del derby non dormivo, se qualcuno rideva prima della partita per me era assurdo. A chi potevo accostarmi come portiere? Preud’homme è stato un grande portiere, anche Fillol era lungimirante”, ha concluso.

Napolinews
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