Juve/Stipendi: novità per l’altro filone nato dalle indagini dei pm

CHINÉ ORA CHIEDE UNA SECONDA PROROGA

Altra proroga, altre carte inviate da Torino, altro campo che si affolla di nuovi interrogativi. Giuseppe Chiné, procuratore della Federcalcio, ha chiesto alla procura generale dello Sport un tempo supplementare per completare le indagini sulle «manovre stipendi» e le «partnership sospette», il secondo filone dopo quello che riguarda le plusvalenze e che ha portato alla sentenza shock del meno 15 per la Juve. Si tratta della seconda proroga, dopo quella di 40 giorni già ottenuta. In pratica, ora Chiné e i suoi collaboratori potranno lavorare su questi argomenti per altri 20 giorni, fino alla fine di marzo. Poi, o archivieranno o avvertiranno i potenziali «incolpati» e dopo aver verificato la possibilità di eventuali patteggiamenti procederanno ai deferimenti. I capi d’accusa che potrebbero essere chiamati in ballo sono noti, soprattutto gli accordi paralleli, fuori dalle sedi ufficiali (deposito in Lega e in Federcalcio), fra la Juventus e i suoi giocatori. Una situazione che potrebbe produrre dei rischi per la società – da una maxi multa alla possibilità che attraverso la “mancata lealtà” dell’articolo 4 possa esserci una penalizzazione – ma anche per i giocatori che sottoscrissero fuori dalle sedi opportune quegli accordi integrativi. Ma è presto per lanciarsi in pronostici spericolati. Le indagini non sono finite.

 

Doppia proroga E sì perché c’è una ragione per l’ulteriore proroga: in Federcalcio è arrivata una nuova, corposa documentazione inviata dalla procura della repubblica di Torino nell’ambito dell’indagine «Prisma». Atti che potrebbero, almeno in via ipotetica, irrobustire le accuse. Di qui l’esigenza di avere un tempo per studiare i documenti. Circostanze previste dal Codice di giustizia sportiva della Federcalcio. Il comma 5 dell’articolo 118 parla della prima proroga, «congruamente motivata» da parte della procura federale, e riporta a «casi eccezionali» per autorizzare la seconda proroga. Il successivo comma prevede che «gli atti di indagine compiuti dopo la scadenza del termine non possono essere utilizzati. Possono essere sempre utilizzati gli atti e documenti in ogni tempo acquisiti dalla Procura della Repubblica e dalle altre autorità giudiziarie dello Stato». L’arrivo delle nuove carte da Torino e la necessità di studiarle grazie alla proroga sposteranno inevitabilmente gli eventuali tempi processuali. Realisticamente, il Tribunale federale – sempreché non si archivi – non potrà fissare l’udienza prima della seconda metà di maggio.

 

L’altro «match» Prima, ci sarà il «match» al Collegio di garanzia sul meno 15. Dopo il punto per la Juve con il pronunciamento del Tar del Lazio che ha dato sette giorni per consegnare alle difese la famosa «carta Covisoc», quella che secondo il ricorso bianconero nasconderebbe un vizio di forma con un pezzo di indagine a sconfinare fuori dai tempi procedurali, si stanno affilando le armi giuridiche in vista dell’udienza. La Federcalcio non si costituirà. Non si tratta di difendere una «norma» o una «struttura», quindi si è deciso di non intervenire. L’accusa rientra, invece, nelle prerogative del Procuratore generale dello sport, Ugo Taucer. Non interverrà invece lo stesso Chiné a cui comunque il lavoro da fare non manca…

 

Fonte: Gazzetta

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