Nessun giocatore italiano ha segnato più di lui in A nel decennio passato. E Totò Di Natale una certa dimestichezza con il gol l’ha presa da Luciano Spalletti, l’allenatore che lo lanciò in B e che ritrovò in Friuli con la miglior Udinese di sempre, da Champions. «Una persona cui sono molto legato e che spesso vado a trovare nelle campagne toscane in estate, visto che stiamo abbastanza vicini».
Magari presto andrà a trovarlo a Napoli. «Non cominciamo: io quella parola non la pronuncio. Già mio fratello mi incalza per organizzare la festa, ma io preferisco restare concentrato come Spalletti e la squadra. Poi, se sarà, felice di tornare nella mia città».
Non crede nello scudetto? «Ci credo eccome, ma bisogna arrivare fino in fondo. Spalletti se lo merita da anni di vincerlo, perché anche con la Roma giocava un ottimo calcio. Ho conosciuto pochi allenatori appassionati e competenti come lui. Restava al campo anche 12-13 ore al giorno per studiare ogni particolare».
Lei è migliorato con Luciano? “Certo. A Udine giocavamo un calcio bellissimo. Io a sinistra, Di Michele a destra e Iaquinta centravanti. Profondità, tagli in mezzo ai difensori, sincronismi di squadra che ti facevano divertire. Perché allena il gruppo e tutti possono migliorarsi. Si scendeva in campo sempre come se fosse una finale. Insegnamenti importanti, anche per la mia breve esperienza da tecnico».
Spalletti a Napoli? «Si è ulteriormente evoluto, seguendo il suo percorso. Solo che ora ha giocatori ancora più forti e in Champions si sono resi conto di questa nuova realtà. Da Meret, passando per Lobotka, Politano: ha migliorato tutti. Penso a Simeone: un discreto attaccante e ora ogni volta che entra fa gol».
Di Kvaratskhelia che dice? «Un campione. Con quell’andatura e quel tocco mi ricorda Donadoni. Qualcuno pensa sempre a paragoni esteri, ma voi ditemi in quanti avevano la classe di Roberto e hanno vinto Coppe Campioni e scudetti come lui».
Dunque pensa che il Napoli oltre allo scudetto possa arrivare a vincere la Champions? «Dipende anche dalla fortuna e dal momento di forma. Bisognerà vedere da qui in aprile se tutti staranno bene, le condizioni anche degli avversari. I presupposti per fare ancora tanta strada ci sono. Con quel centravanti…».
Già, Osimhen. «È impressionante quante volte riesce a scattare nell’arco di una partita. Non ha paura di niente e poi anche tecnicamente è molto migliorato con Luciano».
Lei al top della carriera sarebbe potuto venire al Napoli. “Vero. Ma a Udine stavo bene. E poi da tifoso soffro tanto: non è facile per un napoletano giocare a Napoli. Penso che Insigne avrebbe fatto ancora meglio all’Inter o al Milan. Per chi è nato lì si soffre di più con quella maglia. E il club ha fatto bene a puntare su giovani forti che non avvertono questa pressione».
Fonte: Gazzetta dello Sport