Comincia in Toscana la carriera di calciatore prima e allenatore poi di Luciano Spalletti, dai giovani alla prima squadra, in serie C, per un breve periodo inizialmente, poi a pieno titolo dal 1995-96, anno in cui vince la Coppa Italia di Serie C e ottiene la promozione in B. L’anno successivo altro salto, per la prima volta dell’Empoli in Serie A, brillantemente difesa anche nel 1998. Si comincia a parlare bene di questo allenatore emergente e arriva l’ingaggio con la Sampdoria, un’annata storta, con esonero, rientro e poi retrocessione. Un momento buio è quello che vive successivamente anche a Venezia, dove cozza con l’esuberanza di Maurizio Zamparini, presidente con record di esoneri. Resta nel triveneto per subentrare all’Udinese e salvarsi nel 2001, però il quarantenne Luciano capisce che a volte può essere utile scendere di un gradino per riprendere il cammino e accetta la chiamata ad Ancona, in corsa, di Ermanno Pieroni: deve salvare la squadra e lo fa brillantemente centrando l’ottavo posto in serie B e soprattutto risolvendo in maniera efficace dinamiche interne allo spogliatoio di non semplice soluzione. Poi ecco la possibilità di iniziare un lavoro con una programmazione adeguata: è l’Udinese, in cui Spalletti comincia a far vedere un gioco brillante, efficace e la squadra acquisisce una dimensione europea. Arriva due volte consecutive in Europa League e ottiene il battesimo in Champions, con l’eccellente quarto posto nel 2005. In bianconero crescono attaccanti come Di Natale, Iaquinta e Di Michele ma anche ottimi centrocampisti come il cileno Pizarro e il ceko Jankulovski. Il gioco di Luciano affascina anche le grandi e arriva la chiamata dei Sensi da Roma e Luciano spicca il salto.
Fonte: Gazzetta dello Sport