L’intervista – Fabio Capello: “Non c’è più corsa scudetto”

C’è talmente tanto traffico sull’Autostrada del Sole che un lunedì di inizio marzo somiglia a un caotico Ferragosto. Le ambizioni viaggiano di casello in casello, partendo da Napoli per arrivare a Milano, senza dimenticare Roma che non porta due squadre in Champions dal 2007-08. Abbiamo chiesto a Fabio Capello, oggi apprezzato opinionista di Sky con 167 panchine internazionali sulle spalle, di azzardare un pronostico sulla volata europea.

Romane e milanesi, 4 squadre in 4 punti. Capello, la favorita?  «L’Inter è sempre stata la mia favorita per la vittoria del campionato. Quindi la metto davanti. Sulle altre c’è lotta. Mi sembra che facciano la gara a chi è più discontinua». 

A Roma va di moda il dibattito tra il gioco di Sarri e l’efficacia di Mou. «Non mi tirate dentro la lotta tra giochisti e risultatisti. Nel calcio ha ragione chi fa i risultati. Sarri e Mourinho hanno ragione, entrambi».

Ci dice però chi è più forte tra Lazio e Roma?  «Venerdì sera avrei detto Lazio, visto il successo di Napoli. Ieri avrei detto Roma. Le metto alla pari. La Roma è un osso durissimo, ti morde. La Lazio è tatticamente ineccepibile. In questo momento la forza di entrambe è la difesa. Roma e Lazio difendono meglio delle milanesi e continuo a pensare che questa sia la strada giusta per andare in Champions». 

Roma-Juve le è piaciuta?  «Molto. Anche se l’ha decisa un tiraccio. Bellissimo, per carità, ma pur sempre un tiraccio. Il risultato giusto sarebbe stato il pari». 

La penalizzazione ha anestetizzato la Juve?  «Quando ti tolgono qualcosa che hai conquistato sul campo ti rode, io ci sono passato con Calciopoli. In quel caso, l’allenatore dev’essere un bravo psicologo». 
 
Lei cosa farebbe?   «Farei sentire i miei giocatori soli contro il mondo, gli direi che hanno il sistema contro. Li farei arrabbiare».  

Corsa Champions impossibile se non ridanno a Max i 15 punti?  «All’Olimpico si è giocato molto, forse tutto. Ora diventa una maratona più che una corsa. La vedo durissima». 

L’Inter fin qui cos’ha avuto più del Milan?  «Visto il valore delle rose, è nella logica delle cose che Inzaghi sia davanti». 

Dai campioni d’Italia si aspettava qualcosa in più?  «Il Milan ha avuto tanti infortuni, altri come Giroud e Theo sono tornati cotti dal Mondiale. Per la Champions però Pioli se la giocherà fino alla fine». 

E l’Atalanta?   «Ha avuto un momento di euforia, poi si è persa. Non sta tenendo il passo». 

Quello del Napoli possiamo archiviarlo come un incidente di percorso? «E me lo chiede pure? Non c’è più una corsa scudetto, dai. Lei la vede? Io vedo un abisso tra il Napoli e la altre». 

Il merito di Spalletti?  «Aver fatto sentire invincibile una squadra che era solamente forte e che aveva pure ceduto diversi leader durante il mercato. Luciano ha fatto un capolavoro». 

Ma non erano i giocatori a vincere le partite e i campionati?  «Sì. Infatti l’Inter con Lukaku al top e la Juve con Chiesa, Pogba e Di Maria senza infortuni avrebbero cambiato il volto di questa Serie A, ne sono sicuro».

E gli arbitri sono all’altezza del campionato? «Ne vogliamo proprio parlare?».

«In nessun posto hanno il cartellino facile come in Italia». Parole sue, che Mourinho condividerebbe.
«E lo confermo. Ha visto Liverpool-United? Se ci fosse stato un arbitro italiano sarebbe finita con 140 cartellini. E non sto esagerando. Ogni contrasto da noi è fallo. A un certo punto Bruno Fernandes è caduto per terra e l’hanno fischiato pure i suoi tifosi».

Nei primi 25 posti della classifica marcatori solo 3 italiani: Immobile, Zaccagni e Orsolini. Che segnale è? 
«Pessimo. E il futuro sarà peggio: non si vede un attaccante italiano all’orizzonte. Non giocano nelle squadre di vertice, a parte Immobile».

Il Ct Mancini vuole convocare Compagno, 26 anni, che gioca in Romania.  «E questo dice molto. Abbiamo tanti centrocampisti, buoni terzini, soffriamo un po’ coi difensori e c’è una totale assenza di centravanti. Vi ricordo che nel calcio per vincere bisogna segnare». 

Nelle coppe però 7 squadre su 7 sono in corsa per i quarti. Chi può arrivare in fondo? «In Europa League e in Conference possiamo toglierci delle soddisfazioni, mentre temo che la Champions sia ancora di un altro pianeta per le italiane». 

Ogni turno di campionato giocano titolari tra i 45 e i 55 italiani. Dopo Italia-Macedonia non si doveva fare la rivoluzione? «Il Ct non fa più il selezionatore, ma si deve accontentare di quello che ha. Rivoluzione? Questo è il Paese delle rivoluzioni a parole».

Fonte: CdS

 

 

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