Per fortuna del Napoli, per fortuna di Spalletti, per fortuna di De Laurentiis, ma soprattutto per fortuna della Georgia e dei georgiani, i pronostici della scorsa estate su Kvaratskhelia erano tutti errati. “Per fortuna della Georgia”, perché una nazione, un paese così piccolo ma importante per la sua storia e cultura millenaria, che per diversi decenni è stato sottomesso da una dittatura prima dello zar della Russia, dopo dall’Unione sovietica, comunisti e recentemente dalla Russia di Putin, aveva bisogno di un eroe, il quale avrebbe rotto il ghiaccio e avrebbe fatto girare lo sguardo e l’attenzione verso la Georgia, verso i giovani calciatori georgiani e verso la storia calcistica della Georgia, perché ha tanto da dire e raccontare. La Dinamo Tbilisi rappresentava l’identità del popolo georgiano, ma a causa della clausura sovietica, il calcio era rimasto troppo indietro. Kvicha – appositamente o incoscientemente – potrebbe diventare o è già diventato il rompighiaccio di questa situazione. In tanti in lui vedono l’ambasciatore di rapida azione, la salvezza del calcio georgiano e la possibilità di ridare l’attenzione meritevole al paese del vello d’oro e del prometeo, al paese del primo europeo homo georgicus, al paese con tre scritture millenarie, alla patria di viticultura e vinificazione di 8000 anni, al piccolo paradiso sulla terra, al paese con delle potenzialità straordinarie.
Cds, Nina Mamukadze, giornalista georgiana in Italia