È maggiorenne da un anno, forse meno, e in quel ragazzo di 73 anni, da diciannove nel calcio, c’è l’energia alternativa che sprigiona questa felicità nuova: a più quindici, in una dimensione climatica che sa di Primavera, si sta di un bene ma di un bene che conviene neanche dirlo («bisogna essere silenziosi, porta iella e poi le onde negative si propagano») ma le emozioni non hanno età, e a volte manco freni inibitori, e proprio quando sembra che la scaramanzia ce l’abbia fatta, Aurelio De Laurentiis libera se stesso, arringa la folla stordita di studenti con uno slancio di sincerità e trasforma l’Aula Magna dell’Università Vanvitelli di Santa Maria Capua Vetere in un stadio a dimensione d’uomo. «Champions o scudetto? Io m’auguro di vincerli entrambi».
La “ola” virtuale accantona, per un bel po’, i testi di Giurisprudenza e il delirio di massa rotola gioiosamente nella fantasia: è una mattina in cui ci si incammina in un viaggio insolito – l’inaugurazione del corso di “Diritto applicato al calcio” -, ci sono professori, Rettori, insegnanti e i vertici di quest’Universo (Gravina e Casini, la Figc e la Lega) travolto da un entusiasmo da trenta e lode, che De Laurentiis orienta con cura e senza farsi velo del ruolo. «Mi dicono che non sono tifoso del Napoli… E sarei rimasto qua per diciannove anni se non lo fossi? La verità e che io sono anche tifoso di Napoli intesa come città, alla quale rivendico centralità territoriale a livello europeo. Combatto per privilegiarne l’immagine in tutto il mondo».
Fonte: CdS