Quando tira fuori la passione azzurra, Riccardo Monti smette d’essere imprenditore di successo e torna tifoso di lungo corso che ha trascorso un’intera vita al fianco del Napoli, sugli spalti di tutto il mondo ma, soprattutto, a Fuorigrotta.
Monti ha aderito alla petizione per modificare il regolamento dello stadio di Napoli: le restrizioni e i divieti per tamburi, bandiere e innocui fumogeni colorati, ai sessanta firmatari del documento non vanno giù, soprattutto in questo finale di stagione che s’avvia ad essere festa grande: «Se resisteranno le restrizioni, la festa colorata e travolgente ci sarà solo fuori dello stadio, sarà un vero peccato, soprattutto per società e giocatori», esordisce Monti con tristezza.
Il passo determinante del documento con il quale si chiede un allentamento delle restrizioni, è piazzato giusto al centro: «Lo stadio Maradona ha il “regolamento d’uso” più assurdamente rigido d’Italia. Gli inflessibili Stuart sequestrano le stampelle a tifosi infortunati (con certificato medico), spesso sequestrano le aste delle bandiere e non fanno entrare i tamburi e megafoni. Siamo l’unico stadio d’Italia dove non sono assolutamente tollerati fumogeni e bengala che sono presenti praticamente ovunque in Italia e in Europa».
Monti, voi tifosi di lungo corso avete lanciato una sfida alla società azzurra. «Mi faccia fare una premessa: il gruppo del Comitato è composto da estimatori del presidente che, come credo tutti i napoletani, gli sono grati per averci regalato questo Napoli straordinario. Quello che stiamo vivendo quest’anno è veramente un sogno. Che può servire a gettare le basi per altri anni ad altissimo livello».
Precisazione lodevole, però alle emozioni per i risultati è imposta la sordina delle restrizioni. «Ecco, qui voglio proporre la mia seconda riflessione: bisogna trovare un equilibrio tra cosa cambiare e cosa conservare. Il presidente mi prende sempre in giro dicendo che noi abbiamo in mente un mondo vecchio. Ma vi assicuro che tutti, ma proprio tutti i tifosi del Napoli non vedono l’ora di rivedere un Maradona con migliaia di bandiere e 60.000 persone che cantano all’unisono. E magari qualche meravigliosa coreografia. L’emozione del calcio vive molto anche di questo».
Ripartiamo dall’inizio, qual è la formula migliore per recuperare la passione del tifo senza cancellare del tutto il regolamento dello stadio? «Si può cominciare dalle cose semplici: non ha alcun senso logico, a mio parere, impedire l’ingresso di bandiere e tamburi sugli spalti per animare e colorare il tifo. Infatti in nessuno stadio d’Italia e d’Europa ci sono divieti così assurdi».
Divieti che coinvolgono solo il tifo di casa. «Sistematicamente i tifosi ospiti fanno quello che vogliono. Non è la prima volta».
Questione di controlli. «Non lo so cosa accade con la tribuna ospiti. So, però, che i controlli per noi tifosi del Napoli, al Maradona, sono severissimi. Negli anni ho avuto il piacere e l’onore di andare tre volte a Washington, ospite della Casa Bianca, ed il tipo di controlli ricevuti è molto simile a quello che oggi si fa ad un normale tifoso che vuole vedere la partita del Napoli allo stadio».
Pensa che sia esagerato? «Per entrare c’è una fila lunghissima, con perquisizioni minuziose. Prima di arrivare allo stadio bisogna lottare, perché il Maradona è complicato da raggiungere e non ci sono parcheggi adeguati. L’interno dell’impianto è deludente, vecchio, scomodo».
Sta facendo un quadro drammatico che allontanerebbe chiunque dallo stadio. «E invece non è così. Perché chi, come noi, va allo stadio, lo fa per partecipare ad un’esperienza bella, travolgente. Il tifo è emozione e partecipazione. Se uno volesse limitarsi a vedere la gara, se ne starebbe a casa, sul divano, davanti alla tivù con le immagini di 20 telecamere in alta definizione, a un decimo del costo del match visto dal vivo. Non ci sarebbe partita sul piano della comodità. Ma a un vero tifoso non interessa la comodità, cerca la passione».
Torna a galla l’anima azzurra di Monti, il cuore del tifoso vero che vuole “vivere” la partita, non semplicemente guardarla. «Per questo noi del comitato che ha proposto la petizione, diciamo che non si può e non si deve impoverire l’esperienza della partita, non va cancellata l’emozione dello stadio come sta accadendo in questa stagione di entusiasmo e successi».
Eppure è ciò che sta accadendo. «Alla lunga potrebbe anche rivelarsi come un grande danno economico. Perché, anche per chi guarda il match alla televisione, il pubblico sugli spalti è, e deve essere, uno spettacolo nello spettacolo».
Abbattere il regolamento d’uso con la petizione, appare impresa ardua. Forse conviene la tecnica dei piccoli passi. «Come comitato lanciamo una sfida al presidente De Laurentiis: cominciamo sabato, per Napoli Atalanta, a istruire tutti gli steward ai varchi affinché facciano passare tutte le bandiere. Così potremmo finalmente mostrare all’Italia ed al Mondo com’è bella la marea azzurra del Maradona. Sono certo che anche il presidente si emozionerà con noi. Cerchiamo di ripartire subito dalle bandiere, poi proviamo a cambiare insieme il regolamento di uso dello stadio e prepariamo una fase nuova di collaborazione tra i tifosi e la società».
A cura di Paolo Barbuto ( Fonte Il Mattino)