Pierfrancesco Favino è un romanista vero, di quelli che soffrono fisicamente ogni partita e che il giorno del derby preferiscono scappare dalla città. «È un virus che mi è stato introdotto sottopelle negli Anni 80. Mi è entrato dentro in modo spontaneo e naturale. E imperituro».
Forse si può essere portatori sani.«Io sono certamente sintomatico».
Da sintomatico come affronta le prossime settimane, tra Juve, Real Sociedad e derby?«Eh, come lo affronto? Non chiedetemi pronostici per favore».
Va bene, siamo comprensivi. Con i bianconeri che partita si aspetta? «La Juve in questo momento è più quadrata di noi, ma la Roma sa essere sorprendente, nel bene e nel male».
La Roma migliore che ha visto quest’anno? «All’andata con l’Atalanta e in alcune gare dove ho visto una squadra più centrata, come con il Salisburgo nella gara di ritorno: abbiamo giocato una partita aggressiva fisicamente, penso potremmo farlo sempre, se avessimo continuità».
E perché non l’avete? «Non vorrei entrare troppo nel merito e prendermela con il povero Mourinho. Ma voglio essere sincero e da osservatore posso dire il gioco di Mou non mi esalta, anche quando allenava altre squadre. Forse dal punto di vista del gioco la Roma più bella rimane la prima di Spalletti».
Quando è arrivato il portoghese non ha pensato potesse essere una garanzia di futuri grandi acquisti? «Qualsiasi proprietà americana è abituata a ragionare in un certo modo, anche nello sport. Questi non sono gli emiri, per cui quando fanno business pensano al business. Io non so se ci sia stato un fraintendimento alla base, ma so che se Mourinho fosse il regista di un film in cui recito, penserei molto spesso di essere un attore davvero scarso e non so se andrei sul set con piacere. Certo, non sappiamo quello che succede a Trigoria e nello spogliatoio, ma è chiaro che se lavori con un regista che ha vinto cinque Oscar è più facile pensare che l’errore lo fai tu. Poi è vero pure che a volte Mourinho, in maniera onesta o più strategica, si prende delle colpe».
Dopo la Cremonese si è parlato quasi solo della lite con Serra. «Ma quello può capitare. Ci sono tanti allenatori piagnoni in giro per l’Italia, anche senza andare troppo lontano…».
Torniamo alla gara di oggi. Un Roma-Juve memorabile? «La rovesciata di Pruzzo su cross di Chierico (4 dicembre 1983, ndr) rimane stampato nel mio dna. E il 2-2 gol di Nakata e Montella nell’anno dello scudetto».
Ci permettiamo di fare presente che in questi casi si giocava a Torino. «Vero. Dei match dell’Olimpico dico il 4-0 del 2004, quello del ‘zitti, quattro e a casa’ di Totti… Un episodio simpatico».
Del prossimo avversario di Europa League che idea ha? «Conosco la Real Sociedad, è tosta e ci somiglia. Tatticamente sarà una gara interessante, anche se potrebbe essere noiosissima. È una sfida aperta, noi non siamo inferiori e credo che alla fine sarà una corrida in cui passerà chi ha più cattiveria agonistica».
Andrà allo stadio? «Con la Juve e in coppa no perché sono in giro per promuovere il mio ultimo film, L’ultima notte di Amore. Con la Lazio poi non posso».
Impegni professionali? «No, non posso proprio. Il derby io non lo vedo, anche quando ho il biglietto non ci vado. Sto male. Mi è stato sconsigliato dal cardiologo. Improvviso delle gite sul Sannio… Io sono sempre stato così, da ragazzino con la partita alle tre arrivavo in Curva alle 11.30. Considerate che andavo da solo allo stadio, perché a 12 anni mio padre, juventino, mi regalò l’abbonamento. Da quel momento stadio sempre e d’estate campeggio a Riscone di Brunico. Roba che avrebbe segnato l’adolescenza di chiunque».
Tra i giocatori chi le piace? «Ho in testa un nome, ma non lo dico perché siamo in procinto del derby. Fatevi il calcolo, ha fatto due su due…».
Ibanez? «Preferisco parlare d’altro, di gente che è tornata a girare, come Spinazzola, sperando resti sempre quello visto contro il Salisburgo. E poi Matic, che mi sembra più al centro del gioco rispetto a qualche tempo fa».
Dybala le piace? «Certo, ma non ci si può aspettare che un giocatore da solo cambi la squadra. Non esiste. O sei Pirlo che detta i tempi della squadra, ma una punta… Di buono c’è che lui sa di essere il giocatore che è. Ho comunque la sensazione che dal punto di vista della preparazione della squadra ci sia stata una certa lentezza».
Però contro il Salisburgo la Roma ha corso. «Sì e il motivo per cui non avvenga sempre è difficile da spiegare, credo siano cose di spogliatoio. La Roma quando è favorita o padrona del gioco fa più fatica, fa un po’ parte della nostra storia. Detto questo, penso che il dato più importante sia lo stadio sempre pieno e al momento ce ne sono davvero pochi. Secondo me non è solo merito di Mourinho».
Il campionato lo vince meritatamente il Napoli? «Assolutamente. È bello vederlo giocare, ti diverti. Mi auguro vadano avanti anche in Europa».
La Roma invece punta a? «Entrare in Champions e soprattutto andare avanti in Europa League. Siamo una squadra da one shot, a livello di mentalità. E riprendendo il discorso di prima ora iniziamo ad essere sfavoriti…».
In tutto ciò il 9 marzo, giorno dell’andata con la Real Sociedad, esce nelle sale “L’ultima notte di Amore”, già applaudito al Festival di Berlino. «Io trovo sia davvero un film pazzesco, se vi piace il thriller, il poliziesco o come ha detto il regista Andrea Di Stefano, lo spaghetti noir, questo è perfetto, ti prende e non ti molla fino alla fine, è tensione continua. Era da tempo che non si faceva un film così e se può sembrare insolito è perché ci stiamo abituando a pensare che il cinema italiano non possa entrare in Champions. E invece questo è un film che ha tutto il diritto di giocare la Champions e lottare per i primi posti».
Fonte: Gazzetta