È l’anno del Napoli e anche quello di Elmas, il gioiello grezzo che adesso brilla (pure) di luce propria: ventitré presenze, solo sette da titolare, ma cosa importa nella magìa di un tempo che gli appartiene per intero, che lo trasforma in un ingordo, perché sei reti non gli bastano:
«Mancano talmente tante partite, che si può pensare di arrivare in doppia cifra».
L’insaziabile centrocampista che diffonde il suo ottimismo via etere sulla radio ufficiale del Napoli ha una storia tutta sua, da precario ma di lusso, però ora che ondeggia tra la panchina e il campo con una frequenza che farebbe impallidire pure i titolarissimi, lo sguardo immalinconito è sparito e non c’è neppure un filo di rimpianto: la sua quarta stagione è un’escalation di prodezze, mica soltanto le sei reti che pure danno gioia (e gloria), una spruzzata di personalità ed una spallata alle diffidenze, che valgono uno status tutto nuovo, anche appagante, dinnanzi a quello ch’è divenuto il suo “maestro”. «Io Spalletti lo seguivo da piccolo, quando lui era alla Roma, e il suo calcio mi è sempre piaciuto: è un allenatore di livello, di qualità e penso che se non ci fosse stato lui non avremmo fatto ciò che stiamo facendo. È la persona più importante e spero di continuare a dare il massimo».
Pensierini spettinati di una capolista che, con diciotto punti di vantaggio, finge ancora di non essere pronta per andarsi a cucire lo scudetto sulla giacca: Elmas è l’emanazione di Spalletti, l’interprete fedele di una teoria che deve rimuovere qualsiasi rischio di appagamento. «Il campionato è ancora lungo». E in mezzo ci è finita pure la Champions, con i quarti opzionati: la voglia matta cresce e dunque. «Le prossime settimane saranno importantissime, proveremo intanto a vincere le prossime 4 partite, fondamentali per i nostri obiettivi».
Fonte: CdS